Leggendo con attenzione l’intero programma di questa terza edizione di “Febbraio al Museo” – che potete trovare per esteso sul sito Enjoy Siena – ci si trova letteralmente “sbattuta in faccia” la realtà: Siena è una città che non ha nessun bisogno di organizzare mostre, troppo spesso dettate solo da logiche commerciali e mercantili, visto che dispone in maniera permanente di una straordinaria ricchezza artistica e culturale, che fa bene a valorizzare, magari ben oltre un mese un anno.
Perché “Febbraio al Museo” è veramente una rassegna che – attraverso eventi, visite guidate e appuntamenti per bambini e famiglie – permette di apprezzare il Museo Civico, la Sala dei Costumi del Palio a Palazzo Comunale, il Santa Maria della Scala e Palazzo Sansedoni, il Duomo e la Pinacoteca Nazionale, la Sinagoga e l’Orto Botanico. E, come se non bastasse!, c’è quest’anno anche la grande novità (segnatevi le date: 10-12 e 24-26 febbraio) delle visite guidate da Massimo Gavazzi, responsabile dell’intervento di restauro, per entrare dentro gli affreschi realizzati da Ambrogio Lorenzetti nella Basilica di San Francesco.
Possiamo dunque prepararci a centellinarsi, giorno dopo giorno, le emozioni che storia ed opere d’arte di Siena possono regalarci. Ma senza nascondere un piccolo rammarico, ed è quello di vedere che anche il programma di “Febbraio al Museo” non è riuscito a scrollarsi di dosso quel difetto di voler “affastellare” dentro il contenitore decine e decine di appuntamenti (per la solita abitudine politica di voler coinvolgere, dare visibilità e soddisfazione al più ampio numero di soggetti), senza avere la forza di distinguere quelli più interessanti da quelli inevitabilmente più modesti e puntare sui primi proprio per ampliare la capacità di attrazione dell’iniziativa, soprattutto in termini turistici. Così, invece, tutto si spalma e si confonde e diventa più difficile riconoscere – fra tanti – gli appuntamenti che potrebbero invece trainare tutti gli altri, con conseguenze positive per la rassegna stessa e per l’intera città.
Roberto Guiggiani