Il rischio è quello di cadere nella trappola della strumentalizzazione ma confidiamo nel buon senso e nell’intelligenza dei nostri lettori, che ormai ben sanno quanto vogliamo rimanere alla larga da questi giochini. Così come non vorremmo mai giudicare il lavoro dei colleghi perché può capitare ogni giorno a chiunque, chiunque lavori, di sbagliare.
Tutto ciò premesso resta impossibile non riflettere su quanto accaduto mesi fa, approdato sui tavoli di palazzo pubblico ieri e finito sui giornali oggi. E chissà, poi, cosa accadrà domani. Di sicuro la vicenda non si chiuderà così perché le parole sono pietre, le accuse sono macigni e spesso finiscono nei fascicoli e nelle aule di tribunale.
Questa mattina l’asilo Monumento – luogo di crescita di generazioni di persone che sono, magari, i genitori dei bambini che lo frequentano oggi – sembra essersi trasformato in uno di quegli asili degli orrori dei quali conosciamo i nomi attraverso la cronaca. E dove davvero, purtroppo, video delle forze dell’ordine alla mano, si verificano violenze sui minori.
Il punto è tutto qui. La bufera scatenata dall’interrogazione in consiglio comunale presentata da Marco Falorni (Impegno per Siena) e Andrea Corsi (L’Alternativa) si basa su presunti post attaccati nelle bacheche dell’asilo che farebbero riferimento a bambini ‘nudi’ che si sarebbe toccati reciprocamente il corpo per un gioco didattico.
La sintetizziamo così, poco importa a quanto pare che tutto questo fosse un progetto approvato dal Miur, dalle insegnanti e soprattutto dai genitori debitamente informati e concordi nel far giocare i bambini con la schiuma.
In poche frasi ecco servito l’orrore, pardon… la vergogna. Per quello che, per i bimbi, è un percorso di scoperta fatta grazie al gioco. Un progetto educativo e costruttivo, fatto con serietà. D’altra parte, chiunque di noi ha scoperto il mondo attraverso l’esperienza e forse al posto della schiuma c’erano altri progetti, altri giochi ma tutti ci siamo passati. Tant’è. Forse i nostri genitori non erano così attenti a chiuderci sotto campane di vetro, a tarparci le ali, a farci prigionieri dentro problemi non nostri.
Alla gogna sono finite prima di tutto le insegnanti e questa, forse, è la parte più dolorosa che si lega a tante precedenti riflessioni sul ruolo dell’insegnante nella vita degli studenti di oggi, dall’asilo alle superiori. Non vi pare che ormai questo ruolo sia stato defraudato totalmente e che non esista più rispetto per coloro che rappresentano in qualche modo una guida per i nostri figli, non solo a livello didattico?
Del resto, quale genitore, avesse mai anche per un attimo pensato a una situazione dubbia, non avrebbe fatto denuncia nelle sedi opportune (il tribunale è anche a due passi) prima di scriverlo nelle bacheche o sui social? La rabbia dei genitori si è scatenata sì sui social e, ci viene da pensare, non solo. Schierati però a difesa delle maestre e dei propri figli perché è sulla loro pelle, letteralmente, che si è scatenata la querelle.
Il ritratto tracciato è di quelli più tristi, perché i genitori di oggi non sono quelli di inizio secolo scorso ma evidentemente alcuni (genitori e non) sono rimasti legati a quella mentalità. Di quelli che allora non dovrebbero nemmeno mettere il costume al mare ai propri figli, forse preferirebbero il burqa. Anche se poi sono quelli che lottano in prima fila contro il burqa. Ah, gli eccessi, quanto male fanno quando diventano estremismi.
Mai conclusione fu più giusta di quella della favola sui vestiti dell’imperatore, la conoscete vero? Conoscete il significato?
I bambini non sono nudi. E’ il re che è nudo. (E se continua così, muore di freddo)
Katiuscia Vaselli
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