Una strada sterrata, bianca. Costeggiata da alti cipressi di un verde brillante e severo. Non è la prima che si veda né sarà l’ultima. Ma è unica: dopo averla percorsa, carichi di aspettative che non verranno disattese, si rivela allo sguardo il Tempio di San Biagio. Ai piedi di Montepulciano, opera di rara bellezza che l’uomo ha donato a se stesso, sorge solitario, quasi si trovasse su quel prato verde per caso.
In realtà San Biagio non ha bisogno della “perla del Cinquecento” per brillare: il travertino con cui è costruita lo lascia spiccare non pretenzioso contro il cielo azzurro intenso della Toscana. Grazie al senso di completezza che si avverte a osservare l’opera, il tempo sembra fermarsi in quel piccolo angolo di mondo tra Val d’Orcia e Val di Chiana.
Tutto questo, a partire dalle festività pasquali, assume un sapore nuovo per il visitatore, grazie all’inserimento del Tempio in un percorso più ampio che comprende i punti nevralgici della città del Poliziano. L’iniziativa prevede un biglietto di ingresso con cui il fruitore, munito di audioguida, potrà seguire la spiegazione del monumento dalle parole dell’architetto che l’ha progettato nel 1518, Antonio da Sangallo detto il Vecchio.
La sua voce spiega come l’edificio, definibile un manuale di architettura, sia a croce greca e sorga sulle vestigia di una pieve paleocristiana dedicata al culto mariano. Proprio in tale devozione affondano le radici della costruzione della chiesa: uno dei muri della pieve conserva, infatti, un affresco tipico del senese trecentesco, la “Madonna in trono con bambino”, alla quale si attribuiscono eventi miracolosi.
La canonica a pochi passi dalla chiesa non esula da tutto questo, anche se più tarda, e, anzi, con il suo loggiato che ha fatto scuola per il cortile della Harvard University, dà leggerezza al complesso.
Valeria Faccarello
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