Il ponte si incontra nei pressi di Rosia, posizionato sul torrente omonimo lungo la Statale 73, strada che da Siena si dirige verso la colonna di Montarrenti. Ancora oggi si può transitare sul ponte, ma bisogna prestare molta attenzione perché non ci sono sicurezze.Â
Il Ponte della Pia scavalca il torrente Rosia proprio al confine tra i comuni di Sovicille e di Chiusdino, il corso d’acqua spesso in secca nei mesi estivi nasce pochi chilometri più a monte e proprio nei pressi del ponte gran parte delle sue acque scompaiono sotto terra lasciando qualche rigagnolo incanalato tra rocce e piccole cascate per poi riapparire circa 300 metri più a valle nei pressi di una grande cascata (alta circa 7 metri) che forma un profondo “tombolo” con acque cristalline. Nei mesi invernali, nei periodi più freddi la poca acqua che scorre sotto il ponte è spesso ghiacciata e crea uno scenario davvero fiabesco. La prima costruzione è di origine romana, fu poi ricostruito nel Medioevo, intorno all’anno Mille, per permettere di raggiungere l’eremo di Santa Lucia, situato a poca distanza, in una pittoresca gola della Montagnola Senese. Nel XV secolo la strada che vi passava, di cui sono ancora visibili i resti, che porta fino all’eremo, fu lastricata e denominata “Strada Manliana”.
Da questo ponte, secondo la tradizione, sarebbe passata la bella Pia, sposa infelice di Nello d’Inghiramo de’ Pannocchieschi, per andare in sposa nel castello della Pietra, nei pressi di Gavorrano. L’evento è ricordato in un celebre canto del Purgatorio, nella Divina Commedia: “Deh, quando tu sarai tornato al mondo / e riposato della lunga via, / seguitò il terzo spirito al secondo, / ricorditi di me, che son la Pia; / Siena mi fè, disfecemi Maremma:salsi colui che innanellata pria, /disposando, m’avea con la sua gemma”.
Ai fatti storici si sovrappongono decine di versioni sulla vicenda della Pia. Secondo le tesi più accreditate apparteneva alla famiglia Guastelloni di Siena, casato di nobili e banchieri. Rimase vedova nel 1290 di Baldo d’Aldobrandino dei Tolomei, da cui aveva avuto due figli. La tradizione dei matrimoni combinati la vide costretta a risposarsi a un nobile di un’altra importante famiglia: Nello dei Pannocchieschi. Allora i Pannocchieschi erano i potenti padroni di gran parte della Maremma. Nello d’Inghiramo era signore del castello della Pietra, maniero dove avvenne l’uccisione di Pia de’ Tolomei. Le versioni sulla sua morte si dividono: alcune vogliono che ella non potesse dare eredi a Nello e per questo costui la fece eliminare da suoi sicari, altre invece raccontano che Nello si era invaghito di un’altra donna, Margherita degli Aldobrandeschi, di nobile dinastia. Lo spietato consorte avrebbe fatto precipitare la Pia dai bastioni del castel di Pietra cercando di far passare il fatto come un incidente.
C’è stato tutto un fiorire di leggende attorno a questa triste storia: non mancano versioni con avvelenamenti, con il tradimento della Pia, con Nello geloso, con Nello pentito per aver creduto in un tradimento che non c’era stato, e cosi via. Difficilmente sapremo mai la verità .A coronamento del mistero una leggenda vuole che sul nostro ponte appaia il fantasma della nobildonna: alcuni giurano di avervi visto nelle notti senza luna una figura immobile e tranquilla, circondata da un pallido chiarore, vestita di bianco con un velo a coprire il volto.
Non ci è dato di sapere cosa leghi così profondamente il fantasma della Pia a questo luogo, più che a quello della sua morte in Maremma.
Foto e articolo: Gabriele Ruffoli