La tragica vicenda dell’omicidio di Sharon Verzeni, avvenuta per mano di Moussa Sangare, ha scosso profondamente l’opinione pubblica, sollevando molteplici interrogativi sulle cause profonde che possono portare un individuo a commettere un atto così estremo e insensato. Al di là dell’influenza delle droghe, che certamente hanno giocato un ruolo significativo, è fondamentale esplorare il contesto psicologico che può spingere qualcuno verso un tale comportamento omicida. Il vuoto esistenziale, la mancanza di obiettivi e senso nella vita, appaiono componenti cruciale da considerare in questa analisi.
Il nichilismo rappresenta una condizione esistenziale in cui l’individuo percepisce la propria esistenza come priva di significato. Non ci sono più risposte ai perché, manca lo scopo ed i valori non hanno più valore. Questo stato di vuoto interiore non solo può portare a una perdita di direzione nella vita, ma anche a un profondo senso di alienazione e disperazione. Nel caso di Moussa Sangare, sembra emergere un quadro di totale disconnessione dal mondo e dagli altri, un isolamento che lo ha spinto a cercare risposte nel caos, nella violenza e nella distruzione.
La mancanza di obiettivi concreti e di un senso nella vita, può trasformare il quotidiano in un’esperienza priva di valore, dove le azioni sono guidate non da una bussola morale o da principi, ma dal vuoto stesso. Questo nichilismo può diventare il terreno fertile per l’instaurarsi di comportamenti autodistruttivi o eterodistruttivi, come l’omicidio a caso, una manifestazione estrema di una rabbia profonda contro il mondo percepito come insensato e ostile.
L’influenza delle droghe rappresenta un indiscutibile elemento che conduce a stati mentali alterati: la loro assunzione può essere anche vista come un tentativo (fallimentare) di riempire quel vuoto interiore, di sfuggire temporaneamente al nulla che si avverte. Le sostanze stupefacenti ovviamente non colmano il vuoto ma lo amplificano, amplificando stati mentali già compromessi, potenziando impulsi distruttivi e rendendo ancor più labile il confine tra realtà e delirio. In assenza di una rete di supporto e di valori che diano senso e struttura all’esistenza, queste condizioni possono esplodere in atti di violenza incontrollata, come accaduto nel caso di Sharon Verzeni.
Per comprendere e prevenire atti così tragici, è necessario invertire la rotta e riscoprire i valori che danno senso alla vita. La società odierna, spesso orientata verso il materialismo e la superficialità, ha invertito i mezzi con i fini e quando i fini ultimi perdono di valore, cadiamo nell’assenza totale di valori. La società tende a trascurare l’importanza di coltivare una dimensione interiore ricca di simboli, di significato e di spiritualità. È essenziale a tal proposito promuovere una cultura che valorizzi la ricerca di scopi, il senso di comunità, la sintonizzazione emotiva con l’altro e la responsabilità verso sé stessi e gli altri. Oltre a questo, è altrettanto importante formare e sensibilizzare le procure sui temi riguardanti il rapporto tra emozioni e violenza. Una maggiore comprensione di come il disagio emotivo e il vuoto esistenziale possano contribuire a comportamenti violenti permetterebbe alle autorità di intervenire in modo più efficace, non solo nel punire, ma soprattutto nel prevenire, contribuendo a costruire una società più sicura e consapevole.
Interventi educativi mirati, il rafforzamento dei legami sociali e l’accesso a percorsi di supporto psicologico sono strumenti fondamentali per prevenire il nichilismo e il conseguente rischio di derive violente. Inoltre, è cruciale che ciascun individuo venga incoraggiato a trovare il proprio scopo, sia esso attraverso il lavoro, le relazioni, la spiritualità o il contributo alla comunità.
La tragedia di Sharon Verzeni ci ricorda quanto sia pericoloso sottovalutare questo vuoto esistenziale che può attanagliare le vite di molti, troppi giovani. Non tutti, fortunatamente, mettono in atto comportamenti come Moussa Sangare, ma dalla mia esperienza di psicologo e psicoterapeuta, vi garantisco che fin troppi giovani stanno vivendo questa stessa mancanza di senso nella vita.
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca in Psicologia, Sessuologo, PsicoOncologo, Ricercatore e docente del Centro di Terapia Strategica di Arezzo
Professore a contratto Università degli Studi eCampus e Università degli Studi Link di Roma
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IG @dr.jacopo.grisolaghi