Immigrazione, la Carta di Siena dieci anni dopo. Lojudice: “Questo territorio può creare un’accoglienza intelligente”

Quando si parla di immigrazione una revisione e una attualizzazione della Carta di Siena, che ha compiuto dieci anni lo scorso 21 novembre, è quantomai necessaria. Perché in dieci anni, quando nella nostra provincia sono ottanta i migranti in più, il mondo è cambiato e nel tumulto degli eventi sono cambiati i fenomeni migratori, non più emergenziali ma strutturali.

“E’ il decennio intenso di papa Francesco – ha commentato il cardinale Augusto Paolo Lojudice – bisogna stare con i piedi per terra ma con l’idea di cogliere l’occasione anche con questo anniversario di credere che forse si può dire qualcosa di importante, di utile, di efficace, per avviare percorsi seri e sani, dato che in questi dieci anni noi abbiamo combinato poco. Tante situazioni non aiutano il percorso di integrazione ma non possiamo stare fermi. Inventiamoci qualcosa per creare un’accoglienza intelligente”

 

La Carta di Siena fu  pensata e realizzata dalla Commissione Migrantes Toscana con l’Università per Stranieri di Siena e il Centro Giorgio La Pira. Fu articolata in otto punti complementari, condivisi e frutto di una costante sintesi tra le commissioni laiche ed ecclesiali coinvolte. A distanza di un decennio, con “La Carta di Siena, 10 anni dopo. Rigenerare la città”,  l’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino, la diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, la Fondazione Migrantes della CEI e la Commissione Migrantes Toscana, hanno promosso un confronto e un approfondimento. L’obiettivo è anche quello di fornire un quadro che orienti istituzioni civili ed ecclesiali ad agire, sulla base rispettivamente del magistero della Chiesa e della Costituzione italiana, ritenendo fondanti la centralità della persona umana, dei diritti alla vita, alla libertà, alla giustizia, al lavoro, allo studio, alla partecipazione responsabile, alla pace, insieme alle responsabilità individuali e collettive che sono richieste.

“Da Siena può venire tanto, la città e il suo territorio hanno una storia particolare, che ha tanta ricchezza, così tanta che non può nemmeno essere contenuta e questa va messa a disposizione. Da Siena, città dell’accoglienza, può venire una Carta di Siena riscritta nella quale si dica qualcosa di concreto che noi pensiamo di far arrivare al nostro Governo”.

 

Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Commissione per le Migrazioni della Cei e della Fondazione Migrantes sostiene l’importanza della Carta di Siena:

“Un punto di riferimento importante per lavorare sia sulla cittadinanza che sulla integrazione. Purtroppo non sempre questi due percorsi hanno avuto sviluppo, parte in questi giorni su L’Avvenire una campagna stampa sullo ius scholae e sullo ius culturae, un milione di ragazzi di seconda generazione che sono in Italia senza una cittadinanza e non ha senso se si pensa al debito demografico delle nostre città, Siena in primis che registra 5 nati ogni 14 morti: il futuro non esiste se non esiste rigenerazione”

Ad aprire i lavori il rettore dell’Università per stranieri, Tomaso Montanari: “Sicuramente si può migliorare con l’insegnamento della lingua italiana più capillare e anche la capacità degli italiani di imparare le lingue degli altri. E bisogna rendersi conto che il problema in Italia non è l’immigrazione ma l’emigrazione e a maggior ragione a Siena, con un nato ogni tre morti”.

Intanto il prefetto Matilde Pirrera annuncia l’apertura di due nuovi Cas, uno a Siena e uno a Montepulciano.

 

Katiuscia Vaselli