Appena eletto il nuovo capo dell’Eliseo che già si rinsalda (ovvio) l’asse franco tedesco. La prima visita ufficiale di Macron sarà alla cancelliera tedesca Angela Merkel, di freschissima vittoria sul feudo dell’Spd di Schultz e ottimista, quindi, sulle prossime elezioni. Si dovrà lavorare molto di qui alle elezioni tedesche, in primis su tutte quelle generazioni (giovani ma non solo) che ormai identificano nelle falle dell’Unione Europea la precarietà quotidiana e il vivere giorno per giorno. Ma le elezioni in Germania previste per il prossimo settembre saranno decisive anche per altro.
E infatti: appena entrato in carica se Macron cerca appoggi forti, memore del fatto che più della metà dei Francesi non lo ha votato e che un terzo gli è apertamente ostile, dall’altro riceve endorsement non da poco, forieri di moneta di scambio quando si apriranno le urne in Germania.
Jens Widmann, il falco della BuBa si coccola il buon Emmanuel, pronto ad abbracciarlo in una stretta mortale con la sua Cancelliera, già in procinto di fare la mantide religiosa con il giovane premier Francese.
Difesa, immigrazione e terrorismo sembrano canovacci totalmente condivisi: per questo Widmann cala l’asso e punta sull’integrazione franco-tedesca economica e finanziaria.
Integrazione che, non dimentichiamolo, è figlia dello scempio della Grecia e delle politiche aggressive (coloniali?) della Germania nei confronti di Spagna, Portogallo ed Italia.
Ma a quale prezzo?
Mentre i due flirtano già stanno iniziando le manovre correttive alle finanziarie nei vari paesi che si esplicano in nuove tasse, nuovi esborsi e nuovi sacrifici per il popolo e per le imprese: soldo chiama soldo ma, in questo, Macron non si dimostra diverso dagli altri perché a tassa aggiungerà tassa. Inevitabilmente. Come usa.
La questione purtroppo è sempre la stessa: tutte le volte che qualcuno di nuovo si affaccia alla ribalta del panorama europeo alla guida di importanti paesi invece di cambiare lo status quo del rigore, in costanza di mantenimento del credo europeista, ne viene risucchiato e finisce per cambiare lui, più che il sistema.
E’ successo a Renzi, succederà a Macron.
Nel frattempo il suo connazionale Nouy, presidente del consiglio di vigilanza della BCE, ammonisce il sistema sul fatto che in pancia alle banche europee ci sono 900miliardi di crediti non-performing e che questo blocca i processi di ripresa e di finanziamento delle attività.
Molti di essi sono delle banche Tedesche, che pontificano su rigore e moralità, ma che sono le più indebitate di tutte.
E il cerchio si chiude poiché anche in materia di debiti vige il principio Liberté, egalité, fraternité. Ma per gli altri.
Viva, sempre, l’Italia.
Luigi Borri
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