Aumento congiunturale dell’inflazione che supera ogni aspettativa: siamo all’11,9% nel mese di ottobre, al di sopra di qualsiasi analisi finanziaria prodotta in precedenza. Dati che aprono a una chiusura d’anno diversa da quella prospettata qualche mese fa dalle Banche Centrali, a conferma che la complessità richiede atteggiamenti e occhiali diversi, anche nel breve periodo.
Tuttavia, se riavvolgiamo il nastro, possiamo capire come in un orizzonte temporale più ampio, alcuni eventi si riposizionano, diventando momenti di crisi davvero di breve periodo.
In Italia, in 73 anni, dal 1948 al 2020 c’è stato un tasso medio di inflazione pari al 5,3% (Fonte: Istat – tasso misurato come variazione dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di impiegati e operai). Pensate che nel 1950 il tasso di inflazione era addirittura negativo: -1,50%. Il picco massimo è stato raggiunto esattamente nel 1980: 21,1%. Inoltre, nel 53% dei casi si è verificata inflazione strisciante, per il 23% degli anni inflazione vivace e per il 16% delle volte inflazione galoppante. Soltanto nel 7% degli anni, ed esattamente nel 1950, 1959, 2015, 2016 e 2020, c’è stata deflazione. Considerando, la variazione cumulata negli ultimi 30 anni, dal 1990 al 2020, l’inflazione è stata pari al 92,5%.
Il tema è che, nel 2022, siamo passati da deflazione a inflazione galoppante in un battito d’ali, e nessuno di noi era davvero preparato a confrontarsi con una perdita del potere di acquisto del denaro così repentina e veloce. Nemmeno le stime della Banca d’Italia, o quelle della BCE che sono in continuo aggiornamento, perché tutto cambia alla velocità della luce, per ragioni economiche più complesse legate allo shock energetico in atto e a fattori di speculazione, oltre che ai comportamenti di operatori non sempre corretti, ma che comunque, alla fine della fiera, fanno rivedere in continuazione le cifre dichiarate.
In questo esercizio storico ho conteggiato gli eventi negativi impattanti e le crisi finanziarie, a partire dal 1968 ad oggi, come quella tremenda dei Subprime del 2007 o l’assassinio di Martin Luter King proprio nel 1968, e sono 21, praticamente una ogni 2,57 anni, ma con periodi di stacco di più ampio respiro, ad esempio dal 1990 al 1997, o meno, come ai nostri giorni dal 2020 al 2022. Con questo non voglio certo dire che il momento che stiamo vivendo sia semplice, anzi. Ma la difficoltà più grande, nel contesto attuale, è mettere ordine, avere razionalità, perché dominano emotività, paura e preoccupazione.
Emotività, paura e preoccupazione, però, non sono mai buoni alleati quando ci troviamo a prendere decisioni, in qualsiasi ambito, e in quello finanziario soprattutto.
Adesso è il momento di fare un grande respiro, mettere in fila i nostri obiettivi, collegarli al corretto orizzonte temporale di spesa, e gestire al meglio il presente.
Per difendere i consumi dobbiamo conoscerli bene, separare quelli intoccabili e rivedere, se ci sono, quelli meno importanti, per ricavare un obiettivo di risparmio che mettiamo lì, da parte e lo finalizziamo come copertura dell’inflazione, appunto, se essa perdurerà a livelli superiori a quelli a cui eravamo abituati per i prossimi 3, 5 anni, almeno.
Contro la perdita di potere d’acquisto della ricchezza, invece, esiste un’unica strada: remunerare il capitale a un tasso almeno pari al tasso di interesse reale (Tasso nominale al netto dell’inflazione), e visto i livelli attuali, è evidente che dobbiamo ampliare l’orizzonte temporale di investimento.
Guardiamo alla storia e non dimentichiamo mai di avere chiara la nostra meta.
Maria Luisa Visione