Compongo quel numero di telefono con il cuore in gola. Eccheccavolo, dice la vocina dentro di me, hai intervistato centinaia di personaggi illustri, Pelè compreso, e ti lasci prendere dall’emozione proprio adesso? Ebbene sì, succede quando ti metti in testa di intervistare Ennio Morricone, il più grande maestro, l’autore delle colonne sonore più belle di sempre. Forse perché la sua musica è molto di più, è il sottofondo non solo di tanto grande cinema ma anche di certe cose della vita che ti restano dentro. Nel bene o nel male, fischiettando o rimpiangendo. Amando o dicendosi addio. Alzi la mano chi pensa a una delle colonne sonore senza viverla nelle immagini, senza vedercisi dentro. Ed è per questo che a dispetto delle buone regole giornalistiche scrivo questa breve intervista come un racconto in prima persona. Perché sono emozionata. Perché parlare con Ennio Morricone è qualcosa che sognavo da tanto ma non avevo mai avuto occasione di fare, per ovvi motivi anche territoriali. Una di quelle sfide che covavo da tempo. Anche se di lui è già stato detto e scritto tutto.
L’occasione è arrivata ricordando che il celebre compositore – che ha appena ricevuto il premio Oscar per la colonna sonora di The Hateful Eight – ha insegnato per alcuni anni all’Accademia Chigiana. Dal 1991 al 1996 l’insigne maestro ha insegnato Composizione di musica per film ai corsi di perfezionamento estivi della celebre istituzione senese.
Morricone è il terzo docente dei corsi di perfezionamento estivi organizzati dalla celebre istituzione senese ad aggiudicarsi l’ambìta statuetta, dopo Nicola Piovani e Luis Bacalov . Va ricordato che l’Accademia Chigiana vanta un primato nell’organizzazione di un corso di perfezionamento in composizione di musica per film, fin da quando il conte Guido Chigi Saracini, nella sua consueta lungimiranza, nell’ormai lontano 1949 affidò la prima cattedra in Italia ad Angelo Francesco Lavagnino.
Ma intanto il telefono squilla. Mi risponde la moglie, la signora Maria, con estrema gentilezza me lo passa. E non mi sorprende il tono dall’altra parte del telefono: schivo e diretto, di poche parole. Mi presento.
“E lei che vorrebbe sapere da me? Ancora l’Oscar? Oddio non ne posso più, siete tutti a farmi le stesse domande! Sono giorni che dico le stesse cose a tutti!”.
No, Maestro, in realtà cercavo solo un suo ricordo della città di Siena, dove ha insegnato. Ma capisco che non abbia voglia di parlare…
“Siena… che bella Siena…”. Dosa le parole come le pause negli spartiti.
Già, la ricorda bene?
“Per carità! Certo! Città bellissima ma ci faceva troppo caldo! Ci ho insegnato nei periodi estivi, alla Chigiana. Un grande lavoro in quell’Accademia, ottima musica. Però troppo caldo per me, per quello ho smesso!”.
Sembra ammorbidirsi per un attimo, sorride… poi silenzio. Di nuovo, un passaggio tra minime e semicrome quasi, dettato da un metronomo. Vorrei dirgli tante di quelle cose ma sento che è stanco, capisco che è appena rientrato dagli Stati Uniti e ha poco voglia di parlare, soprattutto con i giornalisti. Eppure vorrei parlare anche dei film e della sua citazione che amo: un brutto film è come un bel vestito per una donna poco avvenente. Una bella colonna sonora non lo renderà più piacente. Niente. Il clamore dell’Oscar lo vuole lasciare fuori.
Bene, mi scusi la ringrazio e la saluto.
“Ma come va a Siena?” incalza dopo un attimo. E non mi dà tempo di rispondere: “Mi deve salutare tutti! Chi è ora il presidente della Chigiana?”
Marcello Clarich, il presidente della Fondazione Monte dei Paschi…
“Capisco. No io ricordo Vittorio Mazzoni della Stella e Giovanni Grottanelli de’ Santi. Per cortesia mi saluti tanto tutti, ho un gran bel ricordo della città. E porti i miei saluti anche al presidente. Grazie”.
Grazie a lei, maestro. Anche per il suo essere schivo.
Katiuscia Vaselli
(si ringrazia l’Accademia Musicale Chigiana per la foto di archivio di Foto Studio Lensini)
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