Uno dei ricordi più significativi dell’infanzia è quando ci leggevano le favole e così ci accompagnavano nel sonno. Un darci la mano, figurato e con la voce, che ci portava nel mondo dei sogni. Qui davamo vita alle nostre fantasie, in totale libertà. Un senso che pian piano, con il passare degli anni, ci scivola via. Ma c’è chi si aggrappa con forza a quel desiderio di non avere catene anche in età più matura. Un elemento che accomuna gli ipovedenti e i detenuti.
Per questo, per riunire chi sogna di abbattere alcune barriere, l’Unione Italiana Ciechi e la Casa Circondariale di Siena hanno dato vita al progetto “Le voci di dentro”. Si tratta di una
collaborazione in cui i detenuti di Santo Spirito realizzeranno audiolibri, in particolar modo sulla storia e la cultura della nostra città, indirizzati a tutti i non vedenti del territorio.
L’iniziativa è stata presentata stamani nella sede dell’Unione Italiana Ciechi di Siena dal suo presidente Massimo Vita e dal direttore della Casa Circondariale Sergio La Montagna. Fra gli invitati alla conferenza c’erano gli assessori Massimo Vedovelli e Anna Ferretti, oltre al prefetto Renato Saccone.
«Questo è un progetto innovativo – ha detto Sergio La Montagna – perché consente ai detenuti di offrire un servizio. Il fine dell’iniziativa è poi la promozione della cultura». “Le voci di dentro” rientra nelle attività che possono aiutare i carcerati a non sentirsi completamente distaccati dalla comunità in cui vivono. La Montagna ha ribadito il concetto indicando la Casa Circondariale di Santo Spirito come un quartiere della città stessa.
L’assessore alle politiche sociali Ferretti ha commentato l’iniziativa: «Il fatto che il carcere si sia aperto per aiutare i non vedenti è un modo per condividere. Riaffiora, così, quel senso di solidarietà e condivisione che in certi momenti perdiamo».
Vedovelli, invece, ha sottolineato la portata culturale del progetto, utile a mantenere una pratica ormai in disuso come la lettura ad alta voce: «Nell’epoca dell’informazione l’Italia risulta essere
ultima tra i 27 paesi Ocse come capacità di lettura. Non parliamo poi di quella ad alta voce, anche le mamme non la fanno più. Eppure quando sentiamo una voce che legge ci stabiliamo un contatto cognitivo molto intenso».
«Tutti i giorni siamo costretti a combattere con delle barriere, lo sanno i detenuti, lo sanno gli ipovedenti. Questo progetto è un segnale importante, perché è un momento di condivisione utile per abbatterle». Il prefetto di Siena Saccone ha espresso così il suo plauso all’iniziativa.
Sulla stessa linea di “Le voci di dentro” Massimo Vita ha manifestato la volontà di organizzare dei pomeriggi di lettura ad alta voce al Santa Maria della Scala.
Emilio Mariotti