
“Abbiamo il disagio di non essere potuti rientrare nei tempi stabiliti ma siamo tranquilli, siamo stati accolti e guidati da tutte le persone e le istituzioni presenti sul territorio. Attendiamo la possibilità di un volo che ci riporti in Italia”. Lo ha detto, intervistato da Radio Vaticana, il cardinale e arcivescovo di Siena Augusto Paolo Lojudice, presidente della Cet, che si trova al momento ad Amman, in Giordania, nell’attesa di un volo per il nostro Paese, dopo che ieri – insieme agli altri episcopi toscani – ha dovuto lasciare in anticipo Gerusalemme, a seguito dell’attacco israeliano all’Iran e della risposta di Teheran.
“Per il nostro pellegrinaggio stiamo vivendo un epilogo non atteso da nessuno, certamente non da noi ma neanche da tutto il mondo – ha detto – Siamo sempre in atteggiamento di preghiera, sembra che altro non si riesca a realizzare in questo momento da questa parte del mondo”. Ed ancora: “Ieri mattina avevamo in programma la Messa al Santo Sepolcro, che ha concluso il nostro pellegrinaggio. Appena finita la celebrazione abbiamo deciso di muoverci verso l’aeroporto più vicino fuori da Israele, per questo siamo arrivati ad Amman con l’aiuto della Custodia di Terra Santa, della nunziatura apostolica, dell’ambasciata italiana. Adesso siamo qui, siamo più di trenta persone, appena sarà possibile rientreremo in Italia”.
La situazione, dice Lojudice, “vista da un punto di vista umano non offre speranza, la fede ci invita a dire “spes contra spem”, la pace è possibile nonostante tutte le assurdità che la mente umana mette in atto per distruggerla. Ci sono situazioni complesse che non riguardano solo due parti che si fronteggiano, qui c’è qualcosa di più profondo, radicato, che viene dal passato e si proietta nel futuro. Un futuro che non è roseo, quello che sta accadendo avrà conseguenze che dureranno decenni”.