“Israele, in un conflitto difensivo, non ha altre scelte che intensificare i combattimenti, facendo anche riferimento a quella risoluzione dell’Onu del 2006 dove si dice che tra il fiume Leonte ed il nostro confine la zona deve essere demilitarizzata. Lì però ancora oggi opera Hezbollah, e la loro minaccia va estirpata per la sicurezza delle comunità che vivono al nord”.
Ad affermarlo è il giovane senese David Fiorentini, ex-presidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia, di cui è attualmente è il policy maker, che sta visitando in questi giorni i kibbutz che furono colpiti il 7 ottobre 2023
Che ore si stanno vivendo in Israele? C’è la paura per un nuovo conflitto al confine con il Libano?
“Io mi trovo a sud, in un’area più sicura, lontana dal confine libanese che è al momento il fronte caldo della guerra. Hezbollah, alleata di Hamas e finanziata dall’Iran, fin dal 7 ottobre 2023 ha iniziato a tirare i missili verso Israele. Ma non c’è stata mai un’apertura completa del fronte a nord, come invece si vede nelle vicinanze della Striscia. Ecco perché ancora si vive nell’incertezza. Negli scorsi giorni però il numero di attacchi con razzi da parte di Hezbollah è aumentato. Sono arrivati fino ad Haifa, dunque nell’entroterra di Israele. Immagino poi che abbiate sentito la storia dei cercapersone esplosi. Quindi si sente nell’aria che c’è un intensificarsi del conflitto. Tant’è che il portavoce dell’esercito ha avvisato le famiglie e le persone che vivono nel sud del Libano di evacuare le loro abitazioni. La guerra non sarà contro i libanesi e nemmeno contro il loro Stato. Ma contro un’organizzazione terroristica che già da un anno fa ha rotto la quiete che era presente nelle settimane precedenti”.
Quale è la situazione nella Striscia? Cosa accade con Hamas?
“Nei villaggi non ci vive più nessuno. Sono comunità fantasma. Ed è un fatto allucinante di cui si parla poco. Cinque kibbutz sono stati colpiti e per i prossimi due anni non avranno nessun abitante, perché sono prossimi ad una zona di guerra attiva. Lì la vita non è mai ripresa e per gli abitanti il 7 ottobre non è mai finito. Militarmente parlando resta centrale il tema degli ostaggi. Le operazioni andranno avanti fin quando non saranno liberati da Hamas. Per il futuro della Striscia credo sia fondamentale mettersi ad un tavolo con personaggi affidabili e credibili. Non con i responsabili del 7 ottobre 2023”.
David Fiorentini si trova in Israele vicino alla Striscia di Gaza…
“Sono a meno di due chilometri. E due passi da Re’im, che è il luogo dove avvenne il massacro del Nova festival del 7 ottobre. Stiamo facendo un viaggio nei kibbutz, in quelle comunità che un anno fa furono attaccate e massacrate”
Come è stato organizzato?
“Il viaggio è organizzato dal Fondo nazionale ebraico. Tra le priorità di questo ente ci sono quelle di coltivare la terra, salvaguardare l’ambiente, sostenere la natura e le comunità. Ora siamo alle porte del deserto del Negev, che viene coltivato grazie a innovazioni tecnologiche. L’idea è stata quella di un viaggio di solidarietà, per conoscere queste piccole realtà che lo scorso 7 ottobre hanno visto la loro vita stravolta”
Ci sono delle testimonianze o dei fatti che l’hanno colpita?
“Questo è stato un pogrom che riporta alla luce i momenti più bui della storia. A Kfar Aza abbiamo parlato con una sopravvissuto che ha visto tantissimi suoi vicini di casa uccisi, rapiti e portati a Gaza. Molti di loro sono nelle mani di Hamas ed attendono il rilascio. Ora siamo a Holit, kibbutz che ha un legame molto forte con il nostro Paese, visto che molti ebrei italiani sono andati a viverci. Anche qui le case sono completamente bruciate, distrutte. Abbiamo assistito a scene orripilanti, che però vanno viste. Bisogna ricordare. In tanti stanno perdendo la memoria o giustificando il 7 ottobre”.
Marco Crimi