Komlan Efanam Miawotoe, che a Siena è stato soprannominato Adolfo, ad appena 32 anni ha tante storie da raccontare. E tante ne ha ancora da scrivere. Intanto parliamo di uno sportivo che ha raggiunto livelli internazionali della sua specialità, la scherma. Ha lasciato il suo Paese di nascita, il Togo, in Africa, e da nove anni ha scelto di venire a vivere in Italia, e più precisamente a Siena. Dove ha trovato una scuola eccellente di scherma, il Cus, che ha agito su di lui come una calamita.
Proprio al Cus Komlan ha deciso di continuare a praticare la scherma. E qui non solamente ha proseguito con le gare e con le competizioni, ma ha scelto di mettere a disposizione degli altri, soprattutto dei più giovani, le qualità e l’esperienza che ha accumulato nel corso degli anni. Diventando allenatore e anche, non appena avrà superato anche l’ultimo esame del percorso abilitante, maestro.
Come sportivo ha raggiunto livelli internazionali, dicevamo. E infatti ha rappresentato il suo Paese, il Togo, in varie competizioni, tra le quali i Campionati africani e addirittura i Campionati mondiali. Così ha avuto modo di conoscere e di affrontare e sfidare i più forti schermidori di questo periodo, e tra di loro anche gli italiani (scuola storica per quel che riguarda la scherma) come Andrea Baldini. Anche in questo aspetto sta la sua scelta di venire a vivere nel Belpaese.
E il suo legame con il Togo non si è interrotto. Tanto che Komlam è stato eletto rappresentante dell’associazione dei togolesi in Italia, e in questo ruolo sta portando avanti tutta una serie di progetti economici, sociali e culturali sia per i togolesi che sono venuti a vivere in Italia che per il Paese del Togo. La sua, quindi, è un’azione a tutto tondo dalla grande rilevanza sociale.
Racconta il 32enne: “Ricordo che da piccolo vidi un film di 007 dove veniva praticata la scherma (La morte può attendere, ndr). Per me fu una sorta di colpo di fulmine, mi innamorai subito di questa disciplina e iniziai a praticarla. Negli anni sono migliorato, fino ad entrare a fare parte della Nazionale del mio Paese, che ho rappresentato ai Campionati africani e pure ai Mondiali. Con il tempo ho scoperto che la scherma aiuta tanto nella concentrazione, nel ragionamento logico e nel prendere decisioni in tempi rapidi”.
Pian piano in Komlan è maturata l’idea di venire a studiare in Europa. Spiega: “Scelsi l’Italia per due motivi: intanto perché mia sorella abitava ad Empoli. E poi perché avevo conosciuto molti schermidori italiani, tra questi anche Andrea Baldini, con i quali mi scrivevo abitualmente. Sono arrivato nel 2013 tramite gli accordi internazionali, quindi avevo dovuto studiare la lingua italiana e superare un esame. Una volta giunto qui, dunque, già avevo imparato la lingua. Arrivato a Siena mi sono iscritto all’università e al tempo stesso ho continuato a praticare scherma al Cus, dove c’è una scuola eccellente di questa disciplina”.
“Con il tempo – prosegue – mi sono laureato prima nella triennale in Scienze dei servizi sociali e poi nella specialistica in Relazioni internazionali. Sono diventato allenatore al Cus e ora spero di poter presto essere anche maestro. Ora mi divido tra più lavori e attività: lavoro in un albergo, con l’associazione dei togolesi in Italia e al Cus, che per me ormai è una vera e propria famiglia. Provo un grande sentimento e avverto un legame molto forte verso questa realtà”.
In Italia ci sono oltre 5 mila togolesi. Komlan Efanam Miawotoe è stato eletto loro rappresentante ed è attivo su più fronti: “Realizziamo e portiamo avanti progetti per l’integrazione dei togolesi in Italia – dice – e al tempo stesso progetti per lo sviluppo del Togo. Vista quella che è la mia attività io mi do tanto da fare per lo sviluppo da un punto di vista schermistico del mio Paese, ma aiutiamo anche accademie calcistiche rivolte ai più giovani. E poi realizziamo tantissimi progetti di vario tipo, di sostegno e aiuto alle donne, di sviluppo agricolo dei territori. Facciamo veramente tante cose. Io non posso che ringraziare Siena per l’aiuto e il sostegno che ho ricevuto in questi anni, e devo dire che la scherma è stata importantissima anche per la mia integrazione in questo Paese che era nuovo per me”.
Gennaro Groppa
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