La Chiesa verso il nuovo Papa, Minnucci: “In conclave non solo fede, sul tavolo anche la geopolitica”

Questa mattina il rito di traslazione della salma del Papa da Santa Marta alla Basilica vaticana. Una cerimonia solenne ma intima presieduta dal camerlengo Farrell. Presenti nel corteo circa 80 cardinali e patriarchi, poi vescovi, sacerdoti, suore, laici. Oltre 20 mila fedeli in Piazza salutano il passaggio del feretro battendo le mani, numerose persone in fila per l’omaggio al Pontefice. Ora è il momento del lavoro delle Congregazioni. Ieri la prima congregazione generale dei cardinali, domani la seconda. Cosa significa, cosa faranno?

“Tutto è regolato dalla Costituzione Universi Dominici Gregis – ricorda il rettore dell’Opera della Metropolitana Giovanni Minnucci-, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1996 e successivamente rivista da Benedetto XVI. Significativa la data: il 22 febbraio, giorno della festa della Cattedra di San Pietro. Le congregazioni servono a far incontrare i cardinali, che anche in questo caso sono vincolati dal segreto. Devono confrontarsi, com’è naturale, sulla situazione attuale della Chiesa e su quello che dovrà essere il suo futuro. Gli elettori, se non erro, sono 135. Devono discutere a tutto campo, considerando i vari problemi: principalmente pastorali, ma anche politici e geopolitici. Ognuno può esprimere liberamente la propria opinione per delineare la Chiesa del futuro. Questo è un lavoro preparatorio al conclave, che si apre, secondo quanto previsto dalla stessa Costituzione, tra i 15 e i 20 giorni successivi alla morte del Santo Padre Francesco”.

Sarà poi il momento del conclave e ai tempi dell’intelligenza artificiale è stato chiesto a chatGPT chi sarà il prossimo papa. Senza esitazione, essa ha indicato il Segretario di stato, Pietro Parolin. Dei 135 elettori, tutti i media parlano di una rosa di nemmeno dieci papabili. Perché? Chi sono? I pronostici hanno ragione, guardando alla storia?

“Sorrido sempre un po’ davanti al “totopapa” – continua-, perché è una consuetudine che si ripete ogni volta. La situazione geopolitica è complessa e in parte anche inedita, quindi i problemi sono tanti. Le previsioni, naturalmente, sono difficili. Ci sono cardinali sotto osservazione, com’è normale che sia. È anche il vostro mestiere cercare di capire cosa possa accadere. Ho avuto la fortuna di conoscerne molti nel corso della mia carriera di storico del diritto.Nel 1978, dopo la morte improvvisa di Giovanni Paolo I, ricordo bene quando uscì il nome di Karol Wojtyła. Avevo 24 anni. Sul giornale Avvenire c’erano le foto di tutti i cardinali. Quando sentimmo “Carolum”, restammo tutti spiazzati. “Wojtyła”, non si capiva. Padre Corrado disse: “È africano?” Invece era polacco. Fu una sorpresa assoluta”.

Prosegue Minnucci: “Anche l’elezione di Francesco fu inaspettata. Se non sbaglio, solo Tornielli lo aveva citato tra i papabili. Ma poi si è saputo che era effettivamente tra i più considerati. Diversa la situazione di Ratzinger. Ricordo bene il 19 aprile 2005: ero a San Nicolò di Sasso per presentare un libro di mons. Walter Brandmüller. Durante la presentazione, il rettore dell’epoca, il dottor Lorenzoni, interruppe l’evento dicendo che era stato eletto il Papa. Chiudemmo di corsa. Uscendo, dissi a Pietro Cantagalli, l’editore: “Faranno Papa Ratzinger, è molto probabile.” Tornai a casa in tempo per vedere l’apertura del balcone delle benedizioni. Con Wojtyła no, con Francesco no… È sbagliato pensare che sia solo una scelta umana. Chi crede, sa che si tratta di uomini che si confrontano, ma anche ispirati dallo Spirito Santo. Questo lo ha detto più volte anche Sua Eminenza il Cardinale. Alla fine, accogliamo il nuovo Papa come dono dello Spirito”.