La città e la politica: Dallai, Marzucchi, Vigni e il suicidio di “Siena Cambia”

Formidabile quell’anno. Intendo il 2014, pieno di fermenti politici vivi, che ancora oggi influenzano la situazione senese. E senza ricordare i quali, non è possibile capire davvero lo scenario politico che si sta profilando in vista delle prossime elezioni.

Ad aprire le danze fu Luigi Dallai, incolore deputato del Pd, che cominciò ad inviare comunicati stampa sulla situazione senese, profilando in trasparenza una sua timida, ma chiara candidatura a sindaco. Qualcuno deve però avergli detto che non era il caso di insistere e così lui tornò rapidamente ad occuparsi di altri argomenti. E a tutt’oggi il tema del prossimo sindaco è un tabù assoluto per i democratici e per i loro alleati.

Furono invece le elezioni per le inutili Consulte territoriali – un retaggio del ceccuzzismo, non a caso disertate da tutti gli altri partiti eccetto il Pd – a dare a Mauro Marzucchi l’occasione di far capire che anche senza il suo mitico “ambulatorio” dove aveva distribuito per anni lavori, favori e prebende, lui resta un protagonista della politica senese. Le elezioni furono propizie per creare Società Aperta, un “qualcosa” che univa la sua Siena Futura ed i Riformisti di Leonardo Tafani, quindi un pezzo di opposizione ed uno di maggioranza e di governo, ed ottenere un grande successo, con oltre 900 voti. E così oggi è proprio Marzucchi quello più avanti di tutti nella campagna elettorale.

In agosto Laura Vigni, già candidata sindaco di Sinistra per Siena, fece invece il gesto meno italiano possibile: si dimise da consigliere comunale per far posto ad uno più giovane di lei, Ernesto Campanini, rapidamente diventato uno dei protagonisti della politica senese. Ma Vigni fece anche un’altra cosa nient’affatto italiana: ha continuato a collaborare e lavorare con Campanini fino ad oggi, quando proprio lui potrebbe essere uno dei prossimi candidati a sindaco di Siena.

Toccò invece proprio a me – che ne ero stato eletto coordinatore 9 mesi prima – certificare il suicidio di Siena Cambia, l’associazione-lista nata a sostegno di Bruno Valentini e da lui abbandonata poche ore dopo la sua elezione. Un giorno di settembre, su un argomento di nessun significato politico (la riduzione numero dei componenti delle commissioni consiliari), il capogruppo Pd Carolina Persi chiese ed ottenne un voto favorevole che costringeva Siena Cambia a rinnegare quello che aveva detto e scritto pochi giorni prima. Provai ad evitare questa umiliazione pubblica, ma consiglieri comunali e gruppo dirigente decisero invece di andare avanti. Rimasi isolato, e quando Valentini e Mancuso mi dissero “Roberto, sei un problema politico”, compresi che avevano ragione e mi dimisi direttamente al telefono. Ma da quel momento Siena Cambia non è più esistita, e ad oggi non è servito a nulla nemmeno cambiare nome.

E poi ci fu Eugenio Neri, che promosse il 7 novembre 2014 la marcia “Liberiamo Siena” e cambiò la storia delle opposizioni al centrosinistra senese. Che oggi non sono infatti più quelle di quattro anni fa.
Ma questa marcia merita una puntata a parte: la prossima.

Roberto Guiggiani

(6-continua)