Dobbiamo ad Eddie Wilson, amministratore delegato della compagnia aerea Ryanair, la formula più facile per aumentare il numero dei turisti: cancellate le tasse locali che ammontano a 6,50 euro – ha dichiarato a Repubblica – e raddoppieremo i passeggeri in Sicilia da 6 a 11 milioni.
Fatto, avrebbe detto qualcuno.
Senza stare qui a preoccuparsi di politiche di promozione e di servizi di accoglienza, di gestione della destinazione e di card turistiche, di attività culturali e di valorizzazione dei prodotti enogastronomici. Il segreto per cui i turisti non vanno in Sicilia, ma il discorso può essere allargato a qualsiasi altra località, sono quei 6,50 euro di tasse locali, che spaventano prima le compagnie aeree, e poi i passeggeri.
Se mai avessi avuto la presunzione di considerarmi un esperto di turismo, oggi ho capito che proprio non faccio parte del gruppo: perché – lo scrivo a futura memoria – in decenni di voli attraverso l’Italia e l’Europa, non mi sono mai preoccupato di andare a guardare quanto avrei speso di tasse aeroportuali; e neppure mi sono mai preoccupato se il comune dove avevo prenotato l’hotel o l’appartamento applicasse o meno l’imposta di soggiorno e con quale aliquota. Distratto, è la parola.
Nella stessa intervista Eddie Wilson precisa poi che “il punto non è incentivare con sussidi le compagnie aeree, ma metterle nelle condizioni di aumentare l’offerta e quindi ridurre i prezzi per tutti. Semmai avrebbe un senso che i governi regionali sostenessero con incentivi gli aeroporti per attrarre le compagnie”. E qui non ho potuto fare a meno di pensare a quanti soldi sono stati spesi da amministrazioni regionali, provinciali e comunali per aprire e tenere in piedi aeroporti in cui le perdite di bilancio erano assolutamente superiori al numero di passeggeri, ma le motivazioni di carattere politico, se non bassamente elettorali, erano invece fortissime.
Dopo aver detto anche che “portare compagnie private in Sicilia significa aumentare il flusso dei turisti che spendono tra 500 e 800 euro a testa”, tuttavia Wilson precisa: “chi vola a basso prezzo verso Comiso poi si può permettere di pagare i costi per spostarsi nel resto della Sicilia. L’Isola ha potenzialità enormi, ma se non è ben collegata a basso prezzo un visitatore non ci andrà”.
Ma no, ma come: allora ci vogliono anche bus e treni efficienti ed a basso prezzo? Ma non bastava cancellare i 6,50 euro di tasse per raddoppiare i passeggeri?
Roberto Guiggiani