L’Europa e il rigore imposto, le lettere ed un sistema che non serve più.
Ha ragione Renzi. Mille e una ragione (lo ha scritto poo fa anche il Financial Times). Con il rigore non si va da nessuna parte, soprattutto se esso è richiesto solo ad una parte di popolazione, virtuosa, rispetto ad un’altra, speculatrice, che fa il bello ed il cattivo tempo.
Mai sentito parlare di rigore in ambito finanziario, per esempio. Mai un richiamo da parte dei solerti regolatori ai broker, agli speculatori finanziari ed ai grandi commis del sistema che, invece, non solo fanno guadagni clamorosi ma spesso non pagano neanche le tasse.
E ha ragione, in estrema analisi, chi afferma che questa Europa è un vestito che non ci va più bene perché implica innumerevoli obblighi e pochissimi diritti: un’ Europa che ha normato sulla lunghezza delle acciughe pescabili e sulle dimensioni delle vongole ma che non ha trovato unità da un punto di vista fiscale, che ha messo al bando la pizza cotta nel forno a legna ma non riconosce aiuti per i clandestini a Lampedusa, è una meteora e di ciò si stanno sempre più convincendo non solo i governi ma anche i comuni cittadini.
Si fanno lettere dove si scrive di restare sotto una determinata soglia di indebitamento, obbligando, quindi, gli stati ad imporre tasse, gabelle e restrizioni: si norma rispetto alla vita delle persone e delle aziende, fungendo quasi da metronomo alla nostra esistenza, ai nostri figli e alle nostre aspirazioni.
Ma serve? Le perplessità aumentano sempre di più e che non esse il malcontento. Derive populiste prendono sempre più campo, l’Europa inerme di fronte ad accuse (giuste) ed ingiustizie (palesi).
Si. Questa volta ha ragione Renzi: forse è proprio il caso di “dare una pedata ai ciottoli” e fare come ci pare.
Viva l’Italia.
Luigi Borri
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