Leggo su Facebook che domenica prossima 2 aprile, alle ore 11.30, nella Basilica cateriniana di San Domenico sarà presentato dal professor Alessandro Bagnoli il restauro della cappella che ospita la Maestà di Guido da Siena, realizzata fra il 1265 ed il 1270.
E’ una notizia mi riempe il cuore: non solo per il fatto in sé, la conservazione di un capolavoro dell’arte senese, ma anche perché può essere l’occasione per entrare di nuovo in San Domenico ed apprezzare le straordinarie opere d’arte che vi sono conservate, prime fra tutte l’affresco di Andrea Vanni che raffigura Santa Caterina, considerato l’unico ritratto fatto in vita, il ciclo di affreschi del Sodoma nella Cappella di Santa Caterina dove si conserva il reliquario con la testa della Santa e l’Adorazione dei pastori di Francesco di Giorgio Martini. L’ho già scritto ma lo ripeto sempre volentieri: quella Basilica è per me un luogo del cuore.
L’occasione del restauro della cappella della Maestà di Guido da Siena mi induce però a due riflessioni, una più dolce ed una più amara.
La prima è la conferma delle sensazioni straordinarie che Siena è in grado di regalare, anche in piccole grandi cose come questa, dove storia, arte, cultura, bellezza trovano una sintesi felice immediata e sono capaci di regalare emozioni che ci rendono consapevoli della fortuna che abbiamo a vivere in questa città e della responsabilità di tramandare il modo migliore questo patrimonio.
La seconda è che non riesco a capire perché un evento come questo non sia lo spunto per realizzare iniziative interessanti, e di alta qualità, per far conoscere meglio la nostra città, come un itinerario speciale proprio all’interno della Basilica di San Domenico oppure alla scoperta delle Maestà che sono conservate a Siena (capolavori eccezionali firmati da Duccio di Buoninsegna, Simone Martini, Ambrogio Lorenzetti). Senza doversi inventare cose strane o assurde o importare format che possono essere fatti dovunque, ma semplicemente creando occasioni innovative, divulgative, curiose per far conoscere Siena in maniera meno distratta e superficiale.
Così, invece tutto si esaurisce in una notiziola su Facebook. “Le rose che non colsi”, secondo la immortale definizione di Guido Gozzano.
Roberto Guiggiani
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