Sono ormai due settimane che possiamo muoverci liberamente fra tutte le regioni italiane e fin da quel 15 giugno, che ha segnato l’inizio della cosiddetta Fase 3 della pandemia da Covid-19, c’è stato il previsto fuoco di artificio per cercare di attrarre nuovamente i turisti verso le varie destinazioni. Di fronte ad una pubblicità cartacea, un post sponsorizzato su Facebook, uno spot televisivo o radiofonico, la mia valutazione da tecnico del turismo parte sempre dallo stesso punto: mi ha messo voglia di andarci? Mi ha dato una motivazione vera e forte per prenotare una vacanza in quella destinazione?
Perché oggi – grazie soprattutto ai droni – è facile e poco costoso realizzare una bella foto (ritoccata o meno con photoshop) oppure un video di forte impatto emotivo, ma resta invece difficilissimo costruire una strategia di promozione turistica che dia sostanza e contenuto vero alle azioni di comunicazione e di promozione. Ed infatti la sensazione è che dietro il “vestito buono” non ci sia niente di nuovo, anzi l’espressione più corretta è quella di trovarsi di fronte una minestra riscaldata.
Che non è esattamente una sensazione elettrizzante…
Inarrivabile resta lo spot radiofonico dedicato alle terme dell’Emilia-Romagna, che da anni punta sempre sulla stessa situazione: un medico maschio prescrive una “ricetta” ad una paziente femmina in cui c’è scritto di fare relax e cure benessere alle terme. E per chi desidera ricevere il catalogo, suggerisce – in barba ad internet ed app – di comporre un bel numero verde gratuito e di farselo mandare a casa per posta. Come a rassicurarci: non sulla sicurezza sanitaria imposta dal coronavirus, ma sulla immutabilità delle nostre abitudini.
La Regione Lazio, invece, ha scelto lo slogan “La sorpresa è vicina” e l’hashtag #surprisinglazio (che al momento stenta a prendere piede) per post sponsorizzati su Facebook in cui insiste nell’errore più comune, quello di pensare che mettere un’immagine bella di un luogo (il meraviglioso Palazzo Farnese a Caprarola, l’Isola di Ponza, il Lago del Turano) sia di per sé un motivo valido per far scattare la voglia di partire. Magari fosse così facile… avremmo parchi, monumenti e musei già pieni di persone, mentre invece facevano spesso fatica a fare numeri anche quando di turisti ce n’erano tanti. E magari non si fossero sprecati così tre mesi, mica solo nel Lazio, senza costruire quei servizi di accoglienza sul territorio, che sarebbero veramente attrattivi e quelli sì da promuovere adesso.
Lo spot televisivo della Regione Abruzzo ci dice che là “vivere di istanti è naturale” ed ha un testo anche coinvolgente, ma fa la solita “lista della spesa” di immagini per accontentare tutti, e non è che metta tutta questa voglia di andare ad approfondire sul sito.
Alla fine, meglio la Regione Marche, che ha invece – tranquillamente e coerentemente – ripreso la trasmissione dello spot televisivo con il grande campione di ciclismo Vincenzo Nibali che dice “La mia fuga sono le Marche, il paradiso del bike”, che era partito a gennaio, ma era stato subito bloccato dalla pandemia. E che prova a puntare su un segmento ben preciso di turisti.
Roberto Guiggiani