E’ venuta al mondo inciampando subito nella sfortuna e in una madre che non la voleva. Per fortuna, però, la vita è più forte della morte e l’amore, quello che la piccina ritrovata domenica in un cassonetto riceve già da tutti i medici che la coccolano in ospedale, è più forte di tutto. Ha passato una notte tranquilla la neonata ricoverata presso la Terapia Intensiva Neonatale del policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, dopo essere stata abbandonata, nella giornata del 20 marzo, in un cassonetto a Campiglia d’Orcia, provincia di Siena. La piccola continua ad essere sottoposta ad accertamenti ed indagini diagnostiche.
“E’ in buone condizioni di salute – conferma Barbara Tomasini, direttore Terapia Intensiva Neonatale (nella foto, sotto)– ha mangiato regolarmente, nutrita con il latte umano della nostra Banca del Latte, ma non abbiamo informazioni sul decorso della gravidanza e sulle possibili infezioni che possono essere intervenute in questo periodo e, per questo, stiamo sottoponendo la piccola ad accurate valutazioni”. La bambina è affidata provvisoriamente proprio al direttore della struttura che la ha in cura e che ha scelto per lei il nome di Claudia Gioia, cioè la dottoressa Tomasini, in attesa che il Tribunale dei Minori prenda delle decisioni in merito. La tutela della piccola rientra nel percorso “Mamma Segreta”, un progetto attivo in tutta la Toscana per la tutela di maternità e Infanzia. Ricordiamo come funziona.
Percorso Mamma Segreta. “E’ un percorso – spiega Pierluigi Tosi, direttore generale AOU Senese – che tutela le madri che hanno deciso di dare in adozione il proprio bambino alla nascita, partorendo in anonimato. E’ importante parlarne e dare informazioni in merito proprio per evitare gli abbandoni al momento della nascita. Il progetto – prosegue Tosi – prevede infatti un iter di ricovero, degenza e assistenza dedicato completamente alle donne che scelgono il parto anonimo, cioè utilizzando una modalità di registrazione dedicata che, in un secondo tempo, prevede la cancellazione di ogni dato e informazione che possa ricondurre all’identità della mamma”.
La procedura. Tale procedura è attiva in tutto il Dipartimento Materno-Infantile, diretto dal professor Felice Petraglia, e coinvolge anche la Direzione Sanitaria e l’assistente sociale responsabile della Tutela dei Minori in ospedale. “Il percorso – approfondisce il professor Petraglia – è costituito da una prima fase di pre-ricovero, per informare la paziente ed effettuare i primi accertamenti, seguita dal momento del ricovero in anonimato in Ostetricia, dove viene deciso e condiviso il percorso assistenziale. Poco prima del parto, la donna firma la dichiarazione di non riconoscimento del bambino che, insieme ai documenti di identità, è inserita in una busta sigillata da secretare”. L’applicazione di “mamma segreta”, può avvenire anche senza la fase di prericovero e comunque la mamma ha la possibilità di ripensarci sino a quando il bambino non viene dato in affidamento. Il bambino appena nato viene identificato con il relativo attestato di nascita in anonimato e, successivamente, in base alle condizioni di salute, viene trasferito in Terapia Intensiva Neonatale o Pediatria Neonatale. “Accanto al contributo fondamentale dei professionisti sanitari dei reparti coinvolti – aggiunge Petraglia – un ruolo importante è svolto dall’ostetrica, che è vicina alla partoriente durante tutto il percorso, e dall’assistente sociale che valuta e definisce il reale bisogno e il disagio della futura mamma attraverso l’accoglienza e l’ascolto, per aiutarla ad affrontare una scelta difficile e spesso dolorosa. L’intervento dell’assistente sociale – conclude Petraglia – è sempre previsto per le giovani madri minorenni. Il percorso presenta anche la possibilità di avvalersi della figura dello psicologo”.