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L’Aquila è capitale italiana della cultura 2026. Superata la Valdichiana senese ma Sangiuliano assicura: “Premieremo anche gli altri finalisti”

L’Aquila è capitale della cultura italiana per il 2026. La proclamazione è avvenuta poco fa al Ministero della Cultura su raccomandazione motivata della giuria presieduta da Davide Maria Desario e composta da Virginia Lozito, Luisa Piacentini, Andrea Prencipe, Andrea Rebaglio, Daniela Tisi, Isabella Valente.

La vittoria del progetto del capoluogo abruzzese, il cui coordinatore scientifico è Pierluigi Sacco, direttore tra l’altro della candidatura per Siena 2019 capitale europea della cultura – destino beffardo – , è stata decretata all’unanimità.

Non ce l’ha fatta dunque la Valdichiana senese, che era candidata finalista insieme ad Agnone, Alba, Gaeta, Latina, Lucera, Maratea, Rimini e Treviso. Il dossier del progetto “Valdichiana seme d’Italia” contava settantotto progetti con tre grandi eventi che scandiscono il calendario dell’anno e tre grandi infrastrutture sul territorio e trentadue opere d’arte pubblica.

Il ministro Gennaro Saniuliano comunque ha assicurato: “Troveremo un modo per premiare i finalisti e dare vita agli altri progetti. Tutte le città meritano tutte di essere capitali della cultura”. Sangiuliano ha risposto alla proposta di Desario di integrare il bando istituendo un riconoscimento anche alle candidate.

“Congratulazioni a L’Aquila e al professor Pier Luigi Sacco che ha diretto la candidatura, con il progetto ‘L’Aquila città multiverso’ e complimenti a tutte le altre candidate che hanno dimostrato la vitalità del nostro paese. Noi siamo fieri di esserci confrontati ai massimi livelli della programmazione culturale e siamo pronti ad essere la Città toscana della cultura per il 2026”. La rezione all’unisono dei dieci sindaci dell’Unione dei comuni Valdichiana senese.

La delegazione è stata guidata da Agnese Carletti che rilancia la sfida per la Valdichiana senese: “Abbiamo pensato fin dall’inizio che questo progetto dovesse servire prima di tutto al territorio, dovesse cioè essere un mezzo utile per la nostra area interna, più che un fine”, ha detto.

marco crimi

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