Lavoro, l’appello del Papa alle diocesi toscane: “Doloroso vedere i licenziamenti, la Chiesa sia nelle fabbriche”

“La Chiesa sia vicina al mondo del lavoro, compassionevole e incarnata.” È con un appello concreto e diretto che Papa Leone XIV ha accolto stamani i pellegrini toscani riuniti a Roma per il pellegrinaggio giubilare delle diocesi regionali.

Il Pontefice ha parlato davanti ai rappresentanti delle chiese della Toscana, tra cui Siena e Montepulciano.

Lo sguardo di Prevost si è concentrato fin da subito sulle difficoltà del presente, in particolare sul lavoro. “Vorrei esortarvi ad assumere, come chiesa locale, lo stile della vicinanza, mettendovi in ascolto dei travagli e delle fatiche della gente – ha affermato –. Lo dico soprattutto pensando alle preoccupanti notizie che riguardano diversi settori del mondo del lavoro. In una terra laboriosa come la Toscana, in cui sono presenti alcune eccellenze del piccolo mondo dell’artigianato e della piccola e media industria, è doloroso constatare come la crisi economica che coinvolge numerose aziende costringa al licenziamento di tanti lavoratori e tanti altri li lasci in cassa integrazione, in attesa che si sblocchino gli accordi istituzionali volti alla ripresa delle attività”.

Richiamando le parole di San Paolo VI, il Pontefice ha ricordato che la comunità cristiana “non solo deve aprirsi, ma ancor di più, deve essere fraternamente e attivamente presente in questo mondo con uno spirito di intelligente comprensione, di vigile discernimento, di amichevole dialogo. La comunità cristiana, di fronte alle conseguenze negative della crisi occupazionale e sociale, di fronte alle incerte prospettive del futuro, è chiamata ad esercitare, con generosa passione, un ruolo molteplice studiando i problemi, elaborando soluzioni, assumendo proprie responsabilità: insomma, essa deve essere Chiesa sul territorio, cioè Chiesa presso le case, Chiesa presso le fabbriche, Chiesa ‘presso l’uomo’”.

Papa Leone XIV ha poi affrontato un altro nodo cruciale per le chiese locali: la riorganizzazione territoriale delle diocesi. “In alcune Regioni italiane – e la Toscana e le Marche sono tra queste – è stato avviato un processo di unificazione delle diocesi che, da una parte, può far emergere alcune potenzialità pastorali, non tanto riguardo alle forze numeriche ma alla qualità della proposta – ha aggiunto-. Dall’altra parte, provenendo ciascuno da una storia ecclesiale particolare e considerando le differenze geografiche, territoriali e talvolta pastorali, è necessario che si faccia un vero e proprio esercizio sinodale, cioè che si cammini insieme per interrogarsi, per iniziare qualche sperimentazione e per avviare un discernimento sereno e franco al fine di evidenziare le possibilità e i limiti di un tale processo, così da verificare se ci sono o meno le condizioni per andare avanti”.

Il Papa ha ricordato alcune collaborazioni già attive oltre i confini diocesani, come quelle del tribunale ecclesiastico, e altre in via di sviluppo, ad esempio sulla formazione iniziale dei presbiteri e sui seminari. “Vi invito a proseguire su questa strada – ha detto – perché queste esperienze possono aiutarci a discernere il futuro.”

Rivolgendosi poi al popolo della Toscana, il Pontefice ha ricordato la grande eredità culturale e spirituale della regione, da Dante a Leonardo, da Santa Caterina da Siena a Santa Gemma Galgani, ma ha avvertito: “La ricchezza di tale eredità non deve farci restare con uno sguardo all’indietro, che si limita ad ammirare lo splendore del passato sottovalutando le sfide del presente”.

Il Papa ha infine citato Don Lorenzo Milani, definito dal suo predecessore “testimone e interprete della trasformazione sociale ed economica”. “Vi esorto a non rimanere nella staticità – ha concluso – e a fare la vostra parte per delineare il volto di una Chiesa che ha a cuore la vita delle persone, in particolare dei più poveri”.