“Occorre sottolineare quelle fatiche grandi che una regione, per quanto ‘fondamentalmente tranquilla’, con non gravissimi problemi sociali, di fatto si ritrova ad affrontare: il problema dei licenziamenti, della chiusura delle fabbriche e quant’altro. L’esortazione del Papa è continuare a essere attenti a tutto ciò, perché fa parte della nostra quotidianità, della nostra vita e, in fondo, anche della nostra identità di cristiani e di cittadini.”
Così il cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Conferenza episcopale toscana e arcivescovo di Siena e vescovo di Montepulciano, ha commentato il discorso di Leone XIV pronunciato questa mattina in occasione del pellegrinaggio giubilare delle diocesi toscane a Roma.
Un discorso che, oltre alle riflessioni sulla fede e la missione pastorale, ha toccato temi molto concreti, come la crisi occupazionale e la vicinanza della Chiesa al mondo del lavoro. Un tema che Lojudice ha fatto proprio, legandolo alla realtà regionale: “Guardando e conoscendo la realtà, anche quella toscana, venendo a conoscenza di alcune situazioni, certamente è un tema che coinvolge tutti. Non è solo toscano, ovviamente. Quello della frequenza e della pratica religiosa è inteso proprio come una risposta concreta e personale alla nostra identità, a ciò che ci appartiene. Quindi, giustamente, dobbiamo spingerci in questo senso.”
Il cardinale ha sottolineato la forza del messaggio del Pontefice anche in chiave ecclesiale: “È un’esperienza che concretizza cose che diciamo tantissime volte. Penso al Cammino sinodale, alla comunione tra le Chiese, al cammino tra Chiese sorelle. Ce l’ha detto il Papa, ce l’ha confermato e ci ha detto che non possiamo non camminare insieme, non vivere insieme certe esperienze. Non possiamo affrontare i problemi da soli, ma guardando la realtà con uno sguardo comune, uscendo dai nostri piccoli circuiti.”
Lojudice ha inoltre richiamato l’importanza dei riferimenti spirituali scelti dal Pontefice per parlare alla Toscana: “Tre semplicissime citazioni, ma ce ne potevano essere svariate altre, se non decine, di riferimenti alla vita dei santi. Probabilmente ne ha scelte tre tra le più conosciute e popolari, che credo possano darci un bel orizzonte per vivere in modi diversi, in epoche diverse e in contesti diversi, ma con la stessa intensità e radicalità nella scelta dei doni.”
Infine, ha voluto ringraziare la comunità ecclesiale per la grande partecipazione al pellegrinaggio: “Quando lo si vive è tutto, tra virgolette, relativamente facile. L’organizzazione non è così semplice: lo sanno bene coloro che ci hanno messo mano in prima persona, chi ha organizzato i viaggi, i trasferimenti e quant’altro. Però veramente siamo stati un grande popolo, un grande numero, che credo possa darci una bella spinta e molta speranza.”