Il pungitopo, il cui nome scientifico è Ruscus aculeatus, appartiene alla famiglia delle Ruscaceae (clado Rusceae) ed è una pianta originaria del bacino del Mediterraneo ma la ritroviamo dall’Europa centrale, al nord Africa e al sud ovest dell’Asia fino a un’altitudine di 1200 m. E’ una pianta sempreverde, caratterizzata da numerose spine sulla parte alta delle foglie e forma dei cespugli molto intricati.
Le proprietà del pungitopo sono per lo più diuretiche con l’eliminazione dei cloruri, sedativo e antinfiammatorio delle vie urinarie, ha effetti benefici nei confronti dei calcoli renali, cistiti, gotta, artrite e reumatismi non articolari.
Il pungitopo è utile anche nella terapia delle vene varicose con un’azione vasocostrittore esercitata soprattutto a livello dei capillari (è infatti il più potente vasocostrittore naturale che si conosca). Ha un’azione antinfiammatoria che agisce diminuendo la fragilità capillare, aumentando il tono della parete venosa favorendo quindi la circolazione del sangue che si traduce in diminuzione della pesantezza e del gonfiore delle gambe.
Studi recenti, compiuti presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’ Università di Lecce, in merito all’ identificazione di antociani nei frutti di Raculeatus, hanno messo in evidenza che Il colore attraente e la grande abbondanza di questa specie nel sud d’Italia, rendono queste bacche una fonte nuova e promettente di coloranti naturali.
Gli antichi romani usavano il pungitopo come talismano perchè credevano che piantandolo intorno alla casa allontanasse i malefici. Le proprietà del pungitopo erano note fin dall’antichità. Ne parlava Plinio dicendo che il decotto di radici con il vino veniva usato per le infezioni renali. Anche Dioscoride dava le stesse indicazioni solo che consigliava di far macerare foglie e bacche nel vino contro la flogosi renale. Nel medioevo si usava la “Pozione delle cinque radici”, usata tutt’ora assieme al prezzemolo, al finocchio, al sedano e all’asparago come diuretica.
Il suo nome deriva dall’utilizzo che, anticamente, veniva fatto delle sue foglie da parte dei contadini.
I rami e le foglie del pungitopo, infatti, venivano messi intorno alle provviste e dentro alle credenze come una piccola recinzione, in modo tale che i topi venissero dissuasi dalla tentazione di rubare e consumare il cibo destinato alle persone.
Da segnalare anche l’utilizzo che veniva fatto del pungitopo come barriera protettiva per i ricci che, a differenza dei topi che insidiavano gli alimenti, venivano considerati animali utilissimi grazie al loro ruolo di “divoratori di parassiti”.
Una leggenda narra che benpresto giunse l’inverno e tutti gli uccellini del bosco partirono. Soltanto un piccolo uccellino decise di rimanere nel suo nido dentro un cespuglio di pungitopo: a tutti i costi voleva attendere la nascita di Gesù per chiedergli qualcosa. L’inverno fu lungo e molto nevoso. Il povero uccellino era stremato dal freddo e dalla fame.
Finalmente arrivò la Notte di Natale. Quando l’uccellino fu dinnanzi al Bambino appena nato, disse : “Caro Gesù, vorrei che tu dicessi al vento invernale del bosco di non spogliare il pungitopo. Così potrei restare nel mio nido e attendere la nuova primavera“.
Gesù sorrise, poi chiamò un angelo e gli ordinò di esaudire il desiderio di quell’uccellino. Da allora, il pungitopo conserva le sue verdi foglie anche d’inverno. E per riconoscerlo dalle altre piante, l’angelo vi pose , delle piccole bacche rosse e lucide.
Il pungitopo, al pari dell’agrifoglio, è considerato portatore di fortuna.
Poichè in molte regioni è considerato simbolo di buon augurio, specialmente durante il periodo natalizio, la sua raccolta indiscriminata ha fatto si che sia diventata una specie protetta in molte regioni italiane. Pertanto prima di raccoglierlo, accertatevi di poterlo fare.
Gabriele Ruffoli