“Ho capito che la mia Carriera poteva essere diversa rispetto alla strategia di difesa contro l’Istrice che era la grande favorita: quando ho provato Benitos durante la prima prova ho avuto chiaro che quello è un cavallo con cui si poteva vincere invece di pensare a fare un’altra corsa”.
Ed ancora, sempre su Benitos, “Dario Colagè mi aveva detto che come cavallo c’era. E poi in provincia era imbattuto. Mi sembrava di buttare via un’occasione a fare soltanto un determinato tipo di Palio”.
A dirlo è Dino Pes detto Velluto che, dal Palio dell’Assunta appena vinto ai progetti per il futuro, passando attraverso le vicende personali con i colleghi e gli anni – tanti – lontani dal tufo, si è raccontato a Siena News.
Ma Dino Pes uomo oggi come si sente? “Sono sempre lo stesso. Non è cambiato niente e non deve cambiare niente. Il mio è un lavoro molto delicato dove non ci si può permettere errori. Devo continuare a lavorare, sperando che arrivino risultati”, la sua risposta. E che cosa è cambiato nei rapporti con le contrade? “Adesso, dopo Asti e Castel del Palio, finisce la stagione. Poi vediamo, forse è ancora presto per capire se ci sono novità . Credo che sì, ci saranno”.
Poi c’è Giovanni Atzeni, con le tensioni tra i due che si sono viste anche in Piazza del Campo: “A un certo punto uno smette di fare il fantino e rimane l’uomo…Dipende da come ti comporti…”, sentenzia con distacco Velluto. Ma ci sono stati tentativi di riavvicinamento: “A volte sì a volte no…”.
Infine sulla lunga assenza sul tufo (Dino Pes non montava da sette anni, ndr): “A me non è mancato niente. Evidentemente non riuscivo a trovare quel qualcosa rispetto al Palio e alle dirigenze di quel preciso momento. Rapporti comunque li ho sempre avuti anche se le dirigenze, quando dovevano decidere, sceglievano sempre di dire no guarda caso…Con l’attuale dirigenza della Lupa però il rapporto si è creato ed è sempre andato avanti, fino a portarlo in fondo il 13 d’agosto”.
Katiuscia Vaselli
L’intervista integrale – servizio di Katiuscia Vaselli, regia e montaggio di Marco Crimi e Giovanni Sicilia