Le Pozze di Lecchi in Chianti sono un bacino naturale di acqua sorgiva di grande fascino, si trovano nel comune di Gaiole in Chianti a circa 370 metri s.l.m e nella zona sono molto conosciute. L’acqua è limpidissima e scorre a ridosso del bosco di querce e cerri, in un contesto naturalistico suggestivo e magico che ha sempre richiamato la gente del posto e fino a qualche anno fa in misura maggiore, anche molti turisti in cerca di fresco durante le calde giornate estive. Molte erano le guide straniere, che segnalavano questo luogo così diverso dall’immaginario classico del Chianti dai terrazzamenti a vigna, con i tedeschi e gli svizzeri fra i più cultori, vuoi per abitudini, vuoi per la freschezza delle acque, quasi gelide.
Le pozze di Lecchi in chianti sono create dal torrente Mulinaccio (dove c’era l’antico mulino) che scendendo nella valle accanto al paese di Lecchi crea con le sue cascate questi splendidi tomboli profondi fino a 4 metri… Il Mulinaccio scorre poi fino a confluire nel torrente Massellone, affluente del più conosciuto fiume Arbia. Nella zona si trovano salamandre, tritoni, granchi e gamberi di fiume e qualche trota. Per le persone del luogo, è ancora un posto particolare di emozioni un tempo, c’era chi conduceva qui le pecore e le capre a lavarsi e abbeverarsi.
Secondo una leggenda che ci ha raccontato la splendida signora 94enne che vive nella casa adiacente al vecchio mulino, nelle pozze, un brigante avrebbe nascosto il suo tesoro nella piccola caverna dietro la cascata più alta. In molti seppero questa cosa e tentarono di impossessarsi del prezioso bottino e un vecchio contadino della zona stava quasi per riuscire nell’impresa: trovò il forziere e nel provare ad aprirlo con un pezzo di ferro vi mise troppa forza e il baule si aprì ed affondò.
Il contadino non sapendo nuotare se ne andò via senza però dire a nessuno dell’accaduto. Si racconta che quando i raggi del sole nella stagione invernale colpiscono la cascata e la pozza si possa vedere lo scintillio delle monete d’oro. Si racconta inoltre che chiunque si bagni nelle sue acque possa ritrovare un oggetto perduto e a lungo cercato.
Articolo e foto: Gabriele Ruffoli
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