L’esercito dei selfie, da tormentone a spunto per una riflessione. Sono ormai diversi anni che l’utilizzo dei telefoni cellulari ha invaso le nostre vite, modificando atteggiamenti e comportamenti, nonché il modo di socializzare. Molte ricerche, in ambito scientifico, sono state condotte al fine di indagare i danni biologici che le onde elettromagnetiche possono provocare sul corpo umano. Un po’ in disparte invece, almeno finora, è stata la ricerca degli effetti emotivi, relazionali e sociali. In questa direzione si è mosso un gruppo di ricercatori statunitensi della Kent State University. Indagando l’uso del cellulare e i suoi effetti è emerso un quadro non proprio rassicurante: maggiore è l’utilizzo e maggiore è lo stato di ansia percepito, il tasso di infelicità e la difficoltà a concentrarsi su attività intellettuali. I problemi riscontrati non finiscono qui: scatti di rabbia e chili di troppo sono stati riscontrati in coloro che, per alcuni aspetti, ben sono stati descritti nel testo del tormentone estivo interpretato da Lorenzo Fragola e Arisa. Anche nel nostro Paese, è stato osservato da fonti autorevoli che l’uso intenso dei telefoni mobili provoca sugli adolescenti anche disturbi del comportamento, dello stile di vita e compromette lo stato di salute mentale. Questo insano utilizzo inizia da bambini e si protrae negli anni successivi, aumentando il tempo trascorso online all’aumentare dell’età, in particolar modo nelle ragazze. L’impatto che tutto questo ha sulla qualità della vita non è da trascurare: sempre più si contano bambini e adolescenti con problemi del sonno, stanchezza mattutina e dolori muscolari. Indagando il fenomeno emerge che tra gli adolescenti è ad esempio diffuso l’uso di cellulari anche prima di addormentarsi, soprattutto per lo scambio di sms e messaggi su whatsapp. Il cellulare viene tenuto sempre acceso, lo si controlla appena svegli a ad esso si dedica la maggior parte del tempo, tra messaggi, e-mail, giochi, notizie, foto ecc…sia in modo esclusivo che, svolgendo contemporaneamente altre attività tra le quali ahimè, anche la guida. Comunicare tramite dispositivo mobile risulta essere più semplice che vis-a-vis sebbene, in qualità di esseri umani, dovremo tenere a mente che abbiamo la capacità di comunicare maggiormente attraverso i canali non verbali, piuttosto che verbali. Da un punto di vista psicologico questo sempre più numeroso “esercito” sembra infatti preferire connessioni e interazioni “online” rispetto a incontri e scambi “live”. In questi casi si possono osservare modalità compulsive, volte a sedare l’ansia che talvolta le interazioni dal vivo possono provocare. Le stesse relazioni sentimentali ne possono risentire: la tolleranza alle separazioni, anche di breve tempo, sembra essere sempre minore e non viene lasciato alcun margine all’incertezza e alla solitudine. Sempre più ragazzi e ragazze esprimono infatti il bisogno di controllare i rispettivi partner, rendendo pertanto il cellulare stesso uno strumento di controllo delle relazioni affettive. In realtà, ogni forma di controllo ossessivo che pur sembri funzionare apparentemente, porta inevitabilmente alla perdita del controllo. In altre parole, utilizzare il telefonino per lenire stati d’ansia internazionale, mantiene e alimenta questi stessi stati d’animo, con il risultato di farci sentire sempre più soli. In che modo non cadere nella trappola? Per prima cosa crea una piccola violazione: appena sveglio fai prima colazione e solo dopo, controlla il cellulare. In seconda istanza, ritualizza i tuoi rituali di controllo: se proprio non riesci a farne a meno, poniti l’obietto di farlo a cadenze regolari, per esempio ogni tre ore, e non “al bisogno”, anche perché, nella maggior parte delle volte, non esiste un reale bisogno. Infine, apri gli occhi e guardati intorno: una parola dal vivo con un amico, uno sguardo e un sorriso camminando o semplicemente un bel panorama potrebbe risultarti più interessante del tuo caro schermo illuminato!
Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo e Dottore di Ricerca in Psicologia
Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica