Questa Italia dove “al massimo ci vado in vacanza”

Al massimo ci faccio le vacanze.
Questo un po’ il riassunto dell’indagine condotta dal Censis con l’associazione delle Banche estere dove emerge che il Belpaese è sempre meno attrattivo per gli investitori esteri.
Né poteva essere diversamente, aggiungo io.


L’Italia infatti perde ancora posizioni nella classifica internazionale , scendendo come valore – base 100- fino a 40,3 dal 47,8 registrato nel 2016.
Non è per niente curioso rilevare che le cause di questo “tracollo” siano le arcinote e conosciute problematiche inerenti il il carico fiscale, i tempi della giustizia civile e il carico normativo e burocratico.
In atri termini gli investitori esteri, che fanno la fortuna o la disgrazia di un Paese, ci dicono – nemmeno troppo velatamente – che non basta il sole ed il mare, non bastano le belle donne (e i begli uomini), lo spaghetto ed il mandolino se poi, alla fine dei salmi, si trovano a muoversi in un paese carissimo, bloccato e senza tutele.
Ergo, gli altri stanno a casa loro: o vanno dove è più conveniente andare in termini di prezzi e di servizi.
La cosa ancora più sconfortante è che questi fattori respingenti sono gli stessi, immutabili da anni e anni e niente è stato fatto per ammortizzarli, visto che la sensazione esterna va via via peggiorando
Come fare per venirne fuori, allora?
Per la quasi totalità dei casi (il Censis ha fatto un’intervista ai maggiori players internazionali –bancari, imprenditori,industriali,studiosi) e cioè il 72% è fondamentale attuare riforme promesse e mai partorite
I punti di forza del nostro Paese rimangono per gli stranieri la moda e il lusso (91,3%), l’agroalimentare (60,9%), e la meccanica (60,9%). Seguono poi il turismo e la farmaceutica. La principale modalità di investimento viene indicata nella fusione e acquisizione, conveniente per il prestigio dei marchi, l’elevata qualità di prodotti e servizi e il prezzo di acquisizione considerato relativamente basso.
Praticamente ci comparano a pezzetti i gioielli di famiglia ma di fare cose nuove non se ne parla nemmeno.

Tranciante, in tal senso l’intervista rilasciata da Guido Rosa presidente dell’associazione bancaria estera: “L’analisi condotta conferma la sensazione percepita di un raffreddamento delle aspettative nei confronti del sistema-Italia. Una caduta di attese dopo l’esito del referendum costituzionale e nell’incerta prospettiva di recuperare una stabile e duratura governabilità che consenta di completare importanti riforme determinanti per una ripresa più robusta. La riforma della Pubblica Amministrazione, la semplificazione e certezza di una più efficace politica fiscale, la riforma della giustizia civile, ritornano al centro delle preoccupazioni degli investitori esteri”.

E poi la colpa, si dice, è dei cittadini che non hanno senso civico.
Viva, comunque, l’Italia.
Luigi Borri