“Il giubileo degli adolescenti doveva esser ovviamente diverso, ma avete avuto l’occasione di vivere un momento particolarmente importante come il funerale del caro Papa Francesco. Ieri eravate lì, e in qualche modo eravamo insieme anche se io ero sull’altare, a vivere un’esperienza che non capita tutti i giorni e che, come avete visto, ha attirato a Roma i personaggi più importanti di tutto il mondo”. A dirlo il cardinale Augusto Paolo Lojudice, Arcivescovo di Siena, Colle di Val d’Elsa e Montalcino e Vescovo di Montepulciano, Chiusi e Pienza agli oltre 400 ragazzi provenienti dalle diocesi che in questi giorni sono stati ha Roma per partecipare al Giubileo degli adolescenti e che questa mattina hanno partecipato alla Messa, celebrata proprio da Lojudice, nella chiesa dell’Ascensione al Quarticciolo.
“Adesso – ha detto ancora il cardinale nell’omelia – per noi cardinali proseguirà il confronto che ci porterà, come sapete, al conclave. Oggi andremo a visitare la tomba dove è stato posto Francesco a Santa Maria Maggiore, e poi da domani riprenderemo gli incontri quotidiani, perché, come potete ben immaginare, non è facile guidare la Chiesa in questi momenti. Per questo chiedo a voi di pregare per noi cardinali In questo momento importante per la vita e la storia della Chiesa, perché possiamo riflettere insieme serenamente e soprattutto essere aperti alla spinta, al soffio dello Spirito Santo. Non c’è nessuna contesa in questo momento tra di noi, perché tutti sappiamo che fare il Papa è una cosa difficile e quindi chiunque sarà chiamato a coprire questo ruolo avrà bisogno di ascoltare lo Spirito”.
“Il Papa – ha aggiunto l’arcivescovo di Siena – ha il primato che Gesù ha voluto dare a Pietro come primo degli apostoli e ora verrà scelto il suo successore. Ma dobbiamo ricordaci sempre che la Chiesa siamo tutti noi: una parrocchia con i suoi parrocchiani, una diocesi con il vescovo e i fedeli, e anche il Papa con la Chiesa di tutto il mondo. Quando Francesco si affacciò alla finestra da San Pietro, per la prima volta da Vescovo di Roma e, quindi, da Pontefice, sottolineò proprio questo: “Il popolo e il vescovo, il vescovo e il popolo”. Ora sarà nuovamente la stessa esperienza, il popolo di Dio, di Roma e di tutto il mondo, troverà il suo pastore, della chiesa di Roma e di quella universale”.
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