Partirà a ottobre 2020 il progetto Re.Po.RT. (Rehabilitation and Polymorphisms Regione Toscana) che approfondirà in maniera scientifica le scale di valutazione dell’ictus, evento traumatico che colpisce in Italia circa 200 mila persone ogni anno, 10 mila solo in Toscana.
La Asl Toscana sud est è in prima linea, non solo negli interventi a favore delle persone colpite da ictus, ma anche nella ricerca scientifica legata a questa patologia.
Grazie ad un apposito finanziamento della Regione Toscana, nell’ambito della progettualità del Bando di ricerca Salute 2018 (con il recente DD Regione Toscana n. 8425 del 26/05/2020 che ha disposto lo scorrimento della graduatoria dei progetti in precedenza approvati, ammettendo al finanziamento, fra gli altri, anche il RE.PO.R.T., la Sud Est ha elaborato questa ricerca, della quale è capofila, e ha attivato una collaborazione tra diverse strutture toscane come l’Università degli Studi di Siena, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, la Clinica di Riabilitazione Toscana e l’IMT di Lucca. Di grande livello anche la collaborazione avviata su questo progetto con il Dipartimento di Riabilitazione Neuropsicologica dell’Università di Manchester.
Il responsabile scientifico del progetto è il dottor Mauro Mancuso (nella foto), direttore UOC Riabilitazione Neurologica Area Grossetana, nonché Direttore Centro Ricerche CRT- Osp. La Gruccia, Montevarchi.
A partire da ottobre saranno oltre 250 i pazienti seguiti da questo studio che durerà tre anni.
Una delle sfide più importanti della medicina moderna ed in particolare della medicina fisica e riabilitativa è la capacità di prevedere l’esito degli interventi riabilitativi considerate la capacità di recupero funzionale del paziente, al fine di predisporre progetti riabilitativi specifici e personalizzati. Il Progetto RE.PO.R.T. si pone l’obiettivo proprio di studiare approfonditamente questi temi.
Gli studi basati su modelli umani hanno messo in evidenza alcune variabili correlabili sia all’ambiente sia al corredo genetico che insieme potrebbero avere un’influenza significativa sui processi di recupero.
Alcuni ricercatori sono d’accordo nel dire che le esperienze condotte durante la vita possono interferire con la riserva cognitiva delle persone ovvero con la capacità di sviluppare connessioni tra i neuroni, processo alla base di funzioni cognitive fondamentali come l’attenzione e la memoria.
Dagli studi condotti da alcuni gruppi di ricerca nel mondo è stato messo in evidenza che questi meccanismi possono essere influenzati da alcuni polimorfismi genetici sia nelle prime fasi della vita, sia in caso di lesione cerebrale.
Lo scopo del progetto REPORT è quello di studiare la relazione tra alcuni polimorfismi già individuati per alcune patologie, tra cui demenza e trauma cranico, e la capacità del cervello di rispondere alla stimolazione riabilitativa in soggetti con ictus, promuovendo un nuovo approccio della riabilitazione neurologica inquadrabile come riabilitazione di precisione.
Il presupposto di base infatti è che la capacità di recupero di un soggetto con ictus dipenda almeno in parte dalla possibilità di apprendere nuove informazioni, esattamente come quando si impara ad andare in bicicletta o a guidare la macchina.
L’esercizio proposto durante la riabilitazione rappresenta infatti lo stimolo principale per modellare il cervello delle persone dopo una lesione cerebrale e questa capacità di reagire allo stimolo riabilitativo è correlato a specifiche sequenze genetiche, studiabili come una normale predisposizione genetica.
La conoscenza di questa predisposizione genetica consentirà agli specialisti della riabilitazione di programmare interventi riabilitativi sempre più specifici per le persone che hanno bisogno di recuperare l’autonomia e che in assenza di questi polimorfismi necessitano di trattamenti più specifici e più intensivi.
Il progetto ha avuto il plauso ed il sostegno anche della Federazione delle Associazioni per la lotta all’Ictus Cerebrale in Italia.