L’associazione La Diana organizza per i mesi di aprile e maggio 2016 un corso di formazione rivolto a coloro che vogliono avvicinarsi alla conoscenza e contribuire alla tutela dei Bottini. Questi sono gli acquedotti medievali che s’irraggiano sotto tutto il centro storico.
Il corso, gratuito, sarà articolato in alcune lezioni, tenute da studiosi della materia e professionisti del settore, e sarà integrato, sotto la guida dei volontari esperti dell’associazione, con visite sul campo nei Bottini, alle Fonti monumentali e al Museo dell’Acqua.
Siena News ha fatto il punto della situazione sui Bottini con Luca Luchini de La Diana.
Perché questo corso?
Avevamo già fatto un corso anni fa. Siccome c’è interesse da parte dei senesi sull’argomento, ci sembra giusto far appassionare gente nuova che, contemporaneamente, possa darci una mano. Visto che gli impegni sono tanti saremmo ben contenti di coinvolgere altre persone.
Quanti sono i volontari attivi nell’associazione La Diana?
Attivi saremo una cinquantina su centocinquanta-duecento soci dell’associazione. Come volontari facciamo le guide ai Bottini, al Museo dell’Acqua e ai percorsi dell’acqua del Santa Maria della Scala. Inoltre facciamo lezioni alle scuole e abbiamo un gruppo dedito al controllo della manutenzione dei Bottini, in grado di intervenire manualmente per eventuali pulizie o cose del genere. Pur essendo in tanti attivi la cosa è abbastanza gravosa nel suo complesso.
Ci sono giovani fra i volontari?
Ci sono ma ce ne farebbero comodo di più. Soprattutto per gli interventi veri e propri nei Bottini c’è bisogno di forze fresche. Se arrivassero altri giovani, comunque, vorrebbe dire che avremmo seminato bene e sarebbe un investimento in prospettiva futura.
Secondo lei l’attenzione verso i Bottini dell’opinione pubblica senese è alta?
E’ abbastanza alta ma secondo me è distorta. Le persone sanno che ci sono i Bottini, c’è chi c’è stato e chi no, chi ci vorrebbe venire, ma poi sembra che siano “una cosa dovuta”. Ci sono, ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Non si rendono conto che i Bottini sono sempre sotto una costante minaccia. Nelle parti non murate della città ci sono radici, per esempio, mentre quelle murate a volte vengono forate o usate come scarichi durante dei lavori edilizi. Il senese, pur essendo orgoglioso dei Bottini, sottovaluta quanto siano delicati. Fino a pochi anni fa c’erano squadre di una decina di “bottinieri” che si dedicavano alla manutenzione di questi condotti. Ora questi addetti del Comune non ci sono più, quindi dovremmo dare tutti una mano per curare questo patrimonio.
Complessivamente qual è lo stato di salute dei Bottini? C’è qualche emergenza?
Sono conservati abbastanza bene, visto anche il monitoraggio costante. Con il professor Zanelli dell’Università di Siena stiamo facendo una serie di indagini per verificare lo stato del microclima interno ai bottini e vedere se ci sono funghi. Nelle parti più esterne, a nord, ci vorrebbero degli interventi, per via delle radici degli alberi.
Cosa verrà insegnato nel corso?
Noi terremo delle lezioni teoriche, dove, oltre a noi, ci saranno esperti tipo il professor Balestracci. Toccheremo la storia di Siena, la geologia e naturalmente spiegheremo la forma degli interventi che la Diana effettua. Ci sarà anche una parte pratica dove porteremo questi volontari in formazione nei bottini. Noi daremo loro una visione a 360° delle cose da fare, poi decideranno singolarmente di quali attività occuparsi.
Cosa porterebbero fare per i Bottini sia il Comune che la cittadinanza?
Il Comune lotta da sempre con i bilanci e noi ne siamo consapevoli. Se non trovano i fondi per investire nei Bottini è difficile che possano fare cose tanto diverse da quelle che fanno ora. In Comune lo sanno che si possono appoggiare alla struttura della Diana, l’importante è che ci sia una collaborazione totale. Quello che potrebbe fare la cittadinanza? Non saprei. In certi momenti abbiamo cercato anche di limitare l’interesse eccessivo sui Bottini, perché non possiamo fare più di tante visite. Semmai i cittadini potrebbero conoscere maggiormente la storia dei questi luoghi, potrebbero venire al Museo dell’Acqua. In sostanza dovrebbero avere una maggiore consapevolezza di questo bene unico in Italia. Viste le ultime iniziative, anche delle Contrade, mi sembra che si stia prendendo questa strada. Non dobbiamo comunque dare per scontato l’esistenza dei Bottini, solo perché ci sono da tanto tempo. Se qualcuno si dovesse accorgere di eventuali problemi in certe parti dei Bottini lo preghiamo di contattare il Comune o noi.
Emilio Mariotti
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