Si è tenuto venerdì 14 febbraio l’XI Forum Wine Monitor, a cura di Nomisma, dedicato alle imprese del vino con focus sui trend di mercato.
Dopo i saluti del direttore generale di Nomisma, Andrea Bontempi, ha parlato Paolo Di Castro, Presidente del Comitato Scientifico Nomisma, ha aperto il suo intervento con una nota di ottimismo: “Si tratterà, con ogni probabilità, di un regolamento che dovrebbe concretizzare il lavoro svolto dal Gruppo di Alto Livello Vino UE. Un grande passo avanti che sottolinea l’importanza economica e sociale del vino nel panorama europeo. Il vino è un prodotto che genera un fatturato considerevole e non può essere relegato a una visione salutistica ristretta, che ha generato non poche preoccupazioni, soprattutto in riferimento alle etichettature dei prodotti con avvertenze sanitarie. L’auspicio è che questa nuova Commissione segni un cambio di rotta”.
Denis Pantini, Responsabile Agroalimentare e Wine Monitor Nomisma, ha aperto i lavori parlando dei trend di mercato sul piano internazionale e dei cambiamenti che stanno intervenendo a livello di consumi.
Nel 2024, le esportazioni hanno registrato valori positivi soprattutto nel continente americano e nell’Europa dell’Est, mentre sono in calo in Europa e nel mercato asiatico, in linea con l’andamento generale degli altri Paesi esportatori. L’unica eccezione è la Cina, che registra una crescita vertiginosa delle importazioni, ma limitata ai vini australiani, grazie alla ripresa degli accordi sulla riduzione dei dazi. Un dato, questo, che sottolinea l’impatto significativo che i dazi possono avere sul mercato.
Per l’Italia le performance migliori su tutti i mercati vengono dagli spumanti con quasi +5%, mentre specularmente perde terreno lo Champagne francese. Tengono bene gli Stati Uniti: nonostante il significativo calo dei consumi, qui si registra un aumento dei valori di importazioni dal Belpaese del 5% (dato che per gli spumanti sale all’11%).
Continua il calo dei consumi off premise (cioè l’acquisto del vino per uso domestico), dopo la pandemia, e che ora inficia anche i vini di prezzo medio alto (fascia premium). In Germania, complice la recessione, l’Italia perde l’11% delle esportazioni, ma anche i Paesi concorrenti registrano dati negativi. Va meglio nel Regno Unito, dove i nostri vini segnano un lieve rialzo rispetto ai competitor.
Significativi segnali di crescita arrivano da mercati come Austria, Polonia, Russia, Repubblica Ceca, Romania, Messico, Grecia, Thailandia, Croazia, Ecuador. È fondamentale – commenta Pantini – prestare attenzione ai movimenti e ai consumi che stanno crescendo in altre aree del pianeta, mercati che oggi non sono ancora presidiati in modo adeguato dai vini italiani”.
Per quanto riguarda le tipologie di vino che registrano una crescita significativa in valore delle esportazioni sono il Prosecco (+12,3%) i Bianchi Siciliani (+ 8,1%), ma anche i Rossi Toscani e quelli Veneti hanno quota (rispettivamente + 11,4% e +7,3%). L’export italiano, se i dati verranno confermati, arriveranno a toccare gli 8 miliardi di euro, cifra che non è stata mai raggiunta in precedenza.
Stefania Tacconi