Luigi Brogi detto Sicuro che morí ai “Ponticini” e il contadino di Villa Avanzati

A quanti di voi è capitato di sentire “Sicuro morì ai Ponticini” o di recitare almeno una volta queste parole a qualcun altro? Per chi vive a Siena o provincia è quasi prassi mettere in guardia le persone con questa semplice frase. Il significato è chiaro a tutti: mai essere sicuri al 100% di una cosa, qualsiasi essa sia.
Ma quanti di voi conoscono l’origine di questo proverbio?

 


Michele Prugnoli (de Il tesoro di Siena) scrive la storia di Luigi Brogi, in arte Sicuro, un mercante di San Marcellino che nei primi del 1900 si recava tutti i giorni a Siena col suo calesse per vendere le proprie merci (in particolar modo pelli di coniglio). Il pomeriggio del 18 Aprile 1923, ritornando verso casa dopo un’intensa giornata di lavoro, fu fermato da due persone che cercavano un passaggio per Pianella. Ignaro di ciò che stava per accadere invitò i due uomini di salire con lui, ma una volta giunto ai “ponticini” (un piccolo ponte su un rigagnolo a pochi passi da San Giovanni a Cerreto), essi si rivelarono essere dei briganti, uno dei due puntò un coltello alla gola del malcapitato e recitò sei semplici ma incisive parole: “o la borsa o la vita”. Sicuro non voleva cedere a ricatti e dare via il frutto di una dura giornata di lavoro  (5 lire), lottò con tutte le sue forze ma alla fine uno dei due banditi lo prese con forza e, facendogli sbattere la testa sulla ruota del calesse, lo tramortì lasciandolo morente a terra, dove spirò l’ultimo respiro dopo una breve agonia. Uno dei due banditi fu trovato e catturato a Montevarchi pochi giorni dopo.
Nel luogo della morte si erge una lapide in suo onore con incise le parole “ucciso barbaramente”.

Andò meglio a Livio Vannoni , ragazzo quindicenne di San Giovanni a Cerreto, che era solito recarsi tutti i giorni a Siena per fare l’apprendista nei negozi artigiani. In un giorno non precisato del 1915 fu fermato dai banditi  ai “ponticini” mentre tornava a casa; essi gli ordinarono di andare a comprare un po’ di buristo alla bottega di Ponte a Bozzone, il ragazzo eseguì gli ordini senza pensarci e da quel giorno ottenne il lasciapassare per quella strada.

Le cugine Lia e Antonietta parenti e amiche da una vita entrambe nate nel 1933 a Ponte a Bozzone e vissute a Pievasciata e Pianella, mi hanno raccontano che i loro genitori gli parlavano spesso di un vecchio contadino che intorno al 1850 lavorava per la villa settecentesca della famiglia Avanzati presso San Giovanni a Cerretto. L’uomo andava spesso con il carro a prendere materiali nel Chianti o in città e in un freddo pomeriggio d’inverno mentre il sole stava tramontando venne assalito da alcuni briganti che tentarono di derubarlo. Lui però che non era una persona sprovveduta e che sapeva bene che nella zona girava molta gentaccia aveva sempre con sé un fucile nascosto nel carro… Sparò e uccise uno dei due malviventi. Da qual giorno e per un lungo periodo, in quella zona, non ci furono più sorprese per nessuno, la gente andava tranquilla e il contadino fu ricordato per molto tempo come colui che aveva reso libero il passaggio dei Ponticini.

Gabriele Ruffoli