L’ultimo commosso saluto ad Alberto Monaci, “cuore di latta e cervello di acciaio”. “Oggi c’è bisogno di una classe politica alla tua altezza”

“Se pensi di avere ragione devi averla, dimostrare di averla e trovare chi te la dà”: quando Giulia Monaci ha tratteggiato il ricordo del padre Alberto e ha ricordato questa frase, chiunque fosse presente al funerale di questa mattina celebrato in una gremita chiesa della Santissima Annunziata e avesse mai intrattenuto rapporti con Alberto Monaci, ha immediatamente ricollegato il momento in cui si è sentito dire queste parole.

Era, questo, uno dei cavalli di battaglia di Monaci, unitamente a quel suo modo buffo di dare soprannomi a tutti – alcuni li ha letti Raffaella Senesi riportando le parole di Erasmo De Angelis – e a quella instancabile ricerca di mediazione. “Lungimiranza e strategia insieme, nello stesso tempo e nello stesso uomo” ha ricordato il compagno politico di una vita, Gabriello Mancini, “un uomo che ha pagato prezzi altissimi perché ha sempre avuto la schiena dritta” ha aggiunto Beppe Fioroni, già ministro dell’istruzione e uno dei migliori amici di Monaci.

 

Un pensiero al politico “che ha segnato profondamente la storia della Toscana, figura mediatrice tra i valori dei partiti della prima Repubblica e il populismo odierno” lo ha rivolto il governatore della Toscana Eugenio Giani, a questo pensiero si sono uniti i messaggi di cordoglio arrivati dalle istituzioni regionali e cittadine, applauditi dai tantissimi presenti dove si contravano esponenti della politica nazionale e regionale, oltre che cittadina.

“Un uomo vero e vivo che sempre lavorato e che per questo ha anche sbagliato” ha aggiunto monsignor Gaetano Rutilo, che ha officiato il rito funebre.

Ma oltre agli applausi e a qualche formalità, è durante il languido Requiem di Bach, quando i figli Giulia e Virgilio, insieme ad Alessandro e Fabiano Pinciani hanno ricordato l’uomo, che l’emozione si è fatta spazio in quella parete divisoria tra ieri e oggi: Dio, la bandiera della Democrazia Cristiana e la Costituzione italiana ad abbracciare il feretro quando la cortina percettibile tra le file dei presenti si è sciolta nei lunghi e sentiti applausi rivolti umanamente alla famiglia di Alberto Monaci.

Applausi di fronte al coraggioso intervento di Virgilio, che ha ricordato le difficoltà del comprendere il cambiamento della sua vita ma che comunque il padre ha accompagnato, applausi di fronte ad Alessandro che ricordato quanto Alberto sia stato per lui un secondo padre così importante nella sua vita e anche un terzo padre, politicamente parlando: “Mi hai sempre insegnato che la politica è sacrificio e spesso rinuncia. Un cavallo di razza, un fuoriclasse dotato di grande ironia che è sempre vissuto libero”.

“Ti sei speso per una città che non sempre ti ha capito e apprezzato ma anche i tuoi avversari ti stimavano. Sei e resterai una pietra miliare della storia di Siena, gigante politico e gentiluomo” ha detto Giulia.

Alberto Monaci era amato e anche molto odiato ma una cosa è sacrosanta: “nel periodo tetro che viviamo, c’è bisogno di una classe politica alla tua altezza”.

Ciao, Alberto.

 

Katiuscia Vaselli