L’ultimo forte abbraccio di Siena e della Contrada della Tartuca a Laerte Mulinacci: “Impariamo da lui e portiamo avanti i suoi progetti”

“Impariamo da Laerte” è l’imperativo dolente con il quale il priore della Tartuca, Simone Ciotti, saluta le migliaia di persone venute a rendere l’ultimo saluto al giovane Laerte Mulinacci, scomparso sabato notte a causa di un incidente in motorino. All’onorando tartuchino spetta aprire, con le parole strozzate in gola, la serie di interventi che rendono omaggio alla figura di Laerte, giovane uomo amante dello studio e della cultura quanto della Contrada. Nel museo della Tartuca e in via Tommaso Pendola fatica a trovare spazio il fiume di gente – contradaioli con il fazzoletto per volere della famiglia, amici, istituzioni, Siena Fc rappresentato con tutta la società e la squadra, compagni e docenti dell’Università di Firenze – che è ancora incredula e che piange la prematura scomparsa del giovane. Al priore trema la voce e le mani come a quelli che prendono la parola rivolgendosi all’amico ma anche ai genitori sconvolti dal dolore più straziante e insostenibile che possa esistere. Che non dovrebbe mai, e poi mai, esistere.

Commossi i saluti degli amici, sconvolti i volti dei ragazzi della Compagnia di Porta all’Arco, i ragazzi di Laerte che mai prima, giustamente, avevano dovuto vivere un dolore simile, emozionanti le parole di Massimiliano Ermini che ha rappresentato i Fedelissimi e illuminante l’intervento della docente del Dottorato che Mulinacci stava seguendo all’Università di Firenze, che ha permesso di svelare dettagli meno conosciuti della personalità di un giovane uomo con i piedi ben saldi a terra e con la testa fuori, oltre, verso il futuro e con totale apertura mentale. Si è capito quando è stato proprio lui, la sua voce, a parlare raccontando il suo progetto esattamente come lo aveva esposto all’Ateneo fiorentino: un momento col cuore in gola, Laerte che raccontava le sue idee ai presenti.

“Un esempio paradigmatico” aveva definito lui la sua Siena con le Contrade, sicuramente lui un esempio per tutta la città per la volontà di valorizzare quell’inestimabile patrimonio umano immateriale che rappresenta la città con i suoi rioni e con l’educazione al senso civico che esse coltivano fin da bambini. Un concetto che era valso a Laerte Mulinacci un incontro a Oxford che non ci sarà mai ma che resta, e deve crescere e mantenere viva la memoria di colui che, detto alla Calvino, viveva con leggerezza ma non con superficialità: Laerte riusciva a planare sulle cose dall’alto, senza macigni sul cuore.

Il mesto e lunghissimo corteo funebre si è chiuso con il saluto del feretro alla Piazza, sorretto dagli amici di una vita, dall’amore della sua Contrada e dal lungo applauso dell’intera città.

 

Katiuscia Vaselli