Era il gennaio del 2018 quando due giovani genitori si erano trovati a contattare la ‘tata’ che gestiva l’asilo nido domiciliare a Siena. La storia è sempre la stessa: genitori che lavorano e che hanno bisogno di aiuto ma che non rientrano nei nidi comunali e sono in lista di attesa. E quando si è diffusa la notizia, questa mattina, il papà protagonista della storia, padre di una bimba che all’epoca aveva appena sette mesi, ci contatta per dare la sua testimonianza, che rimane in forma anonima.
“Ci avevano parlato della struttura così siamo andati a vedere e prendere accordi secondo le nostre esigenze. Sul momento nulla di particolare ci era saltato all’occhio, poi con mia moglie siamo usciti lasciando lì la bambina per cominciare la prova. Quando siamo usciti abbiamo sentito urla e pianti e ci siamo accorti che c’era un bambino legato a un passeggino, nella terrazza dell’abitazione (peraltro il permesso di utilizzo è stato concesso il 10 gennaio 2019, come si può leggere qui ). Quando siamo tornati a prendere nostra figlia, abbiamo parlato a lungo con la donna che probabilmente aveva visto che ci eravamo accorti di quella situazione: Sapete, abbiamo un bambino problematico quindi servono anche metodi un po’ più severi’ – ci disse – . Sul momento non ci venne da dire nulla, oggi mi tornano tante cose. Comunque per poche settimane nostra figlia andò all’asilo domiciliare della donna, per prova. Oggi sono certo che non sia successo nulla, mia figlia è sempre stata tranquilla e forse qualche educatrice che avevamo incontrato e che ci era piaciuta nei modi di fare, avrebbe tirato fuori la questione. Comunque, qualche settimana dopo questo fatto, stavamo tornando da una piccola vacanza quando arriva una telefonata. Era la donna che ci segnalava che ‘a causa di motivi familiari l’asilo sarebbe rimasto chiuso per tutta la settimana’. Il che poneva a noi genitori il problema di dove lasciare nostra figlia già dal giorno successivo, lunedì. I problemi familiari segnalati dalla donna consistevano nel fatto che la figlia di lei, adolescente, si era fatta male cadendo in casa procurandosi una fattura e l’educatrice che stava seguendo i bambini era andata a soccorrerla, quindi era stata licenziata perché aveva lasciato pochi minuti i bambini che comunque erano tutti sotto controllo. Questo ci bastò per chiudere ogni rapporto, non c’era nulla di normale in quei comportamenti, così come non trovavamo normale l’eccesso di messaggi che inviava per far vedere cosa facesse la bambina, quasi in modo ossessivo. Ringrazio di aver deciso di non lasciare lì nostra figlia, per fortuna poco dopo ci chiamarono dal nido comunale e lì sta bene”.
Katiuscia Vaselli