In questo Paese la contraddizione regna sovrana e sentenze e leggi spesso vengono disattese. Volete un esempio? Si concretizza in una tranquilla casa a Colle Val d’Elsa dove abitano Matilde Biancamano, 13 anni, tetraplegica per un’asfissia neonatale e i suoi genitori. Un errore dei medici che furono denunciati e posti sotto processo. Prima di arrivare all’istruttoria dibattimentale ci fu una transazione (i coniugi Biancamano furono risarciti con 3 milioni di euro, a tutt’oggi, ritenuto il più alto d’Italia per una transazione) e a fronte di questo fu ritirata la querela e anche la causa civile venne abbandonata nelle more delle prove.
Tre milioni è una cifra altissima ma quando guardiamo Matilde e sappiamo dai suoi genitori di cosa ha bisogno ci rendiamo conto che non basteranno a renderle meno gravosa la quotidianità. Questa ragazzina non parla, non deglutisce, non cammina. Insomma mentre i suoi coetanei corrono, vanno a scuola e hanno i primi ingenui innamoramenti lei è solo uno scricciolo che dipende totalmente da mamma Monica e da babbo Michele e soprattutto è legata ad un ciclo di cure in Florida che la nostra sanità le ha riconosciuto la prima volta e poi basta. La Asl di fatto ignora la sentenza della Cassazione che dà ragione alla famiglia Biancamano e quanto previsto dalla Costituzione all’articolo 32. Sì, il diritto alla salute. “Noi vogliamo le cure migliori per la nostra bambina – esordisce la mamma -. In Florida c’è questo centro specializzato e i benefici che ha avuto Matilde sono stati riconosciuti anche da vari medici che l’hanno sottoposta ad una visita dopo essere rientrati a casa. Pensi che non ha più avuto le convulsioni. E non solo questo”.
“Stiamo ritardando il prossimo viaggio in Florida – afferma Michele Biancamano – perché nonostante quanto stabilito dalla Cassazione non vogliono sopperire alle spese. Perché? Perché?”. Ogni ciclo costa oltre ottantamila euro e Matilde ne ha bisogno. Per quale motivo Regione e Asl danno l’ok al primo ciclo e poi solo tanti “no”? Eppure “Gli stessi medici dell’azienda sanitaria di Siena – afferma l’avvocato Mario Cicchetti (nella foto, sotto) del foro di Rieti che da 14 anni combatte accanto alla famiglia Biancamano – e altri professionisti di autorevoli centri come il Meyer di Firenze, che visitarono la bambina, ne riconobbero i notevoli benefici, oltre che la diversità e superiorità rispetto alle cure ottenibili in Toscana e in Italia”. E così la realtà si scontra contro tutti e tutto. Sì, perché chi avrebbe il dovere di garantire il diritto alla salute di ogni cittadino italiano nega a Matilde delle cure salvavita. Un paradosso davanti al quale diventa difficile fare una cronaca scevra da giudizi, emozioni, sensazioni, affetti e cercare di comprendere il motivo per cui viene disattesa una sentenza della Cassazione che esplicitamente afferma che Matilde ha diritto ad essere curata in un centro specializzato in Florida a spese del servizio sanitario nazionale.
Entriamo nel merito di un calvario che dura da 14 anni. I punti principali della vicenda giudiziaria sono in pratica quattro e trovano l’avvocato Mario Cicchetti a fianco dei genitori di Matilde nata a Poggibonsi il primo marzo del 2006. “Per tre giorni – ricorda la mamma – non me la fecero vedere e nessuno mi diceva cosa fosse realmente accaduto”. La verità arrivò poco dopo. I medici furono denunciati e prima del processo arrivò una transazione. La querela fu ritirata. Intanto Matilde veniva portata da un ospedale all’altro fino a quando proprio i genitori trovano quel centro in Florida. Parte la procedura per avere la copertura delle spese e Regione e Asl danno il loro consenso, riconoscendo la superiorità scientifica delle cure di altissima specializzazione offerte negli USA- La volta successiva, invece fu l’esatto contrario. “Ovviamente il diniego fu sorprendente, considerato che la richiesta era la medesima – dice Cicchetti – ne nacque un lungo contenzioso giudiziario che ci vide in primo grado in parte soccombenti, salvo poi essere da noi ribaltato dinanzi alla Corte di appello di Firenze con la sentenza dell’11 giugno 2013”. Con quella pronuncia la Corte “riconosceva alla minore il diritto ad accedere e a continuare i cicli di cure estere e al rimborso delle spese già sostenute e rigettava la domanda di restituzione del rimborso del primo ciclo”, che l’Asl 7 di Siena aveva avanzato nei confronti della famiglia”. Regione e Asl Toscana Sud Est ricorrono in Cassazione. Ci vogliono ben 6 anni prima che venga fissata l’udienza di discussione. Alla fine anche i giudici della suprema Corte danno ragione ai genitori di Matilde e nonostante questo l’azienda sanitaria insiste a dire che non coprirà le spese.
Fin qui una storia incredibile che si consuma sulla pelle di una tredicenne e dei suoi genitori. Quale sarà il prossimo passo per indurre chi di dovere a pagare le cure per Matilde? Il legale della famiglia sta valutando una serie di opzioni e intanto i tempi si allungano mentre la ragazzina ha bisogno subito di quelle cure. I nostri politici che fanno della salute una delle principali bandiere delle loro battaglie politiche cosa fanno davanti a casi di questo genere? Nulla. Matilde è un esempio concreto.
Cecilia Marzotti