Non ci voleva certo la classifica di Doing Business a certificarlo, né era difficile immaginarsi questo scempio.
Scempio perché , alla luce dei dati, bisognerebbe che qualcuna delle forze politiche – che in questo momento si stanno fronteggiando a suon di promesse e di discorsi pieni di nulla – dopo essersi fronteggiate su temi che, onestamente lasciano il tempo che trovano (Coppie di fatto, tutela della Privacy, riforma della legge sullo spettacolo…), ci facesse un serio piano. E una campagna elettorale e di intervento post-elezioni conseguente.
A proposito, scusatemi: “Doing Business: 2018 reforming to create job”è lo studio che la Banca Mondiale fa ogni anno per determinare le condizioni e la facilità di fare impresa in un paese.
In poche parole, essendo l’impresa il cardine della ricchezza di una nazione, questo studio sancisce quanto potenzialmente un paese è “attrattore” di investimenti e quanto può tutelare la propria capacità di creare reddito e far progredire economicamente i cittadini.
In pratica un esame di laurea della buona gestione e delle potenzialità di uno Stato.
I toni trionfalistici con i quali è stato accolto lo studio del 2018 da alcuni soloni politici, visto che l’Italia ha recuperato ben quattro gradini passando dalla 50ma alla 46ma posizione (sic!), non devono trarre in inganno.
Davanti a noi stazionano potenze economiche ed industriali quali Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Singapore, Macedonia, Rwanda e Kosovo.
Dietro c’è ben poco: tanti paesi dell’Africa sub sahariana e sistemi dove le tutele le vedono con il binocolo.
Di buono è che siamo terzultimi nella UE, davanti a Grecia e Malta.
Uno scempio, una vergogna assoluta.
E allora non mi spiego perché non venga riformata la giustizia civile (una causa per riscuotere un credito dura mediamente circa 4 anni), non venga mutata la posizione di sudditanza fra lo stato e il cittadino da un punto di vista della tassazione, non venga abolita la burocrazia che ingessa la libera attività, non venga riformato un sistema contributivo che ha più le connotazioni del medioevo che non dello stato moderno oppure un accesso al credito che ha caratteri inquisitori più che liberali.
Ecco, una seria riflessione su questi temi io per adesso non l’ho sentita. A scapito del nostro paese e delle nostre famiglie: allargate o meno.
Viva l’Italia e viva il tricolore!
Luigi Borri