Alla testa del lungo serpentone ci sono i lavoratori di Beko, nella coda quelli di Paycare. Il corpo invece è costituito dalle rappresentanze dei sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil delle fabbriche senesi ed aretine.
È così che si è mosso tra le vie cittadine il corteo di seicento metalmeccanici, mobilitato stamani a seguito dello sciopero indetto per lo stop alla trattativa sul rinnovo dei contratti.
A Roma va in scena il braccio di ferro tra sigle e Federmeccanica. A Siena però larga parte della manifestazione vede protagonisti i dipendenti dello stabilimento senese della multinazionale turca.
“Beko in lotta” e “299 motivi per resistere”, si legge nelle loro pettorine. Ai loro cori ci si è fatta l’abitudine: “La gente come noi non molla mai”, “Se non cambierà tutti a Roma si va” e poi “La marcia del Palio” e “Il canto della Verbena”, intonate davanti al Comune.
Su Beko Europe “non c’è nessuno sbocco e soprattutto” la situazione “sta peggiorando. Questa multinazionale turca ha comprato e non ha neanche provato a produrre. Ci ha invece annunciato che licenzierà metà dei lavoratori e chiuderà metà degli stabilimenti. Hanno preso marchi e le quote di mercato e la politica glielo lascia fare. Fino ad oggi solo annunci, nessuna cosa concreta. E se glielo lascia fare la politica li fermiamo noi”, dice Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom Cgil.
A partecipare alla mobilitazione anche i rappresentanti nazionali delle sigle. “Mentre l’industria italiana sta crollando e non si fa nulla, dopo che i metalmeccanici hanno perso due o trecento euro con l’inflazione in questi anni e mentre si grida che va tutto bene, Federmeccanica rifiuta un minimo aumento salariale e di proteggere i precari”, prosegue.
“Per noi il contratto è fondamentale. E deve essere rinnovato. Con un buon contratto rinnovato possiamo fare ripartire il Paese e possiamo cominciare a riguardare alla ripresa”, afferma il segretario Fim Cisl Massimiliano Nobis. “Sulla Beko la situazione è drammatica. La multinazionale è arrivata con un piano commerciale che tende a distruggere il settore produttivo ed elettrodomestico. Quindi al Governo diciamo che, al di là degli annunci della golden power, vogliamo i fatti. E vogliamo un piano industriale su cui confrontarci. Sappiamo che è dura. Ma se il piano industriale c’è possiamo portare i lavoratori a qualche sacrificio. Con un piano commerciale assolutamente no”, ha proseguito
“Noi chiediamo un lavoro dignitoso e dignitosamente retribuito. Per questo oggi manifestiamo per il rinnovo del contratto ma anche per sventare e scongiurare il progetto di chiusura della fabbrica di Siena da parte di Beko. Le due battaglie sono a ben vedere due facce della stessa medaglia”, conclude Gianluca Ficco, segretario Uilm Uil.
Marco Crimi
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