Una consulenza grafologica è stata depositata presso la Procura della Repubblica di Firenze in merito all’inchiesta, ancora aperta, sugli 8 duplici omicidi che sconvolsero l’Italia intera tra il 1968 ed il 1985 e passati alla storia come i delitti del mostro di Firenze.
Grazie ad una ricerca effettuata da Francesco Cappelletti, titolare del blog ‘Insufficienza di prove’, con la collaborazione di Cristina Padedda, che ha riportato alla luce la famosa ricevuta fiscale, rinvenuta a casa di Luisa Meoni il giorno del ritrovamento del suo cadavere (13 ottobre 1984), a firma PIC, Pronto intervento casa di Salvatore Vinci, è stata chiesta una perizia grafologica comparativa con la lettera anonima spedita al quotidiano La Nazione il 20 settembre 1985 e da sempre, quasi unanimemente, considerata come una tra le reali missive inviate dal mostro alla stampa e agli organi inquirenti.
Sara Codella, grafologa forense senior, perito e consulente del Tribunale di Venezia, specializzata in grafologia criminologa e in grafologia dell’età evoluta, ha messo a paragone i due documenti ed ha concluso che “Le numerose concordanze rilevate in sede di confronto fanno propendere la sottoscritta per un giudizio di omografia”.
Ricordiamo che Luisa Meoni era stato l’alibi fornito da Salvatore Vinci relativamente alla sera del duplice omicidio di Giogoli del 1983 e che la stessa venne uccisa per soffocamento da assassino mai identificato. La Meoni aveva le braccia legate dietro la schiena e la bocca riempita di batuffoli di ovatta, un’analogia con una storia raccontata all’interno di una rivista a carattere erotico noir dal titolo Jacula e ritrovata durante una delle perquisizioni a casa Vinci. Salta inoltre all’occhio la data riportata sul documento fiscale : 21 ottobre 1982. Appena un anno prima, il giorno successivo avevano trovato la morte per mano del mostro, Susanna Cambi e Stefano Baldi a Calenzano.
Ma non solo, anche quel cerchietto in alto a sinistra, sempre della ricevuta fiscale, suggestiona per la somiglianza con un piccolo cerchio con al centro la lettera H e la frase spezzata con tanto di trattino che richiama ad un’altra lettera inviata, questa volta al magistrato Della Monica, con all’interno un lembo del seno sinistro dell’ultima vittima femminile Nadine Mauriot.
Insomma, una serie di elementi che non costituiscono alcun elemento di prova concreta, ma che, nella suggestione creatasi in più di 50 anni di indagini, racconti, processi e condanne non può che far tornare nuovamente l’attenzione su quella pista sarda abbandonata senza alcuna valida ragione nel 1989.
Andrea Ceccherini
Katiuscia Vaselli