Era nascosto sotto un manto di intonaco, un tabernacolo antico quanto splendente scoperto nella contrada del Valdimontone. L’icona è frutto del grande lavoro della Contrada che da due anni a questa parte ha voluto intraprendere un progetto virtuoso di valorizzazione e recupero delle opere presenti nel rione di Castelmontorio. Proprio all’interno di questo progetto è stato recuperato un tabernacolo che si trova nel palazzo ad angolo tra via Roma e via Valdimontone risalente al diciassettesimo secolo, circa, ma molto probabilmente l’edicola (ovvero la cornice ndr) potrebbe essere antica di ulteriori due secoli, attestandosi intorno al 1400.
“Questa storia inizia due anni fa – spiega Lucia Cresti, priore del Valdimontone – sotto la guida della precedente dirigenza, quando allora era priore Simone Bari. Un’idea partita dalla Contrada che ha voluto ridare risalto al rione andando ad attuare un progetto di recupero e rivalorizzazione del nostro territorio. Così, grazie al contributo straordinario dei nostri contradaioli, abbiamo portato a termine uno straordinario lavoro. Senza chiedere un centesimo, hanno messo a disposizione le proprie professionalità per compiere l’opera di recupero di questo tabernacolo. Un grazie particolare va a Elena Batazzi, contradaiola e restauratrice, senza la quale non avremmo potuto fare niente”.
Il tabernacolo è formato da un bassorilievo in terracotta raffigurante la Natività, che ha rivelato peraltro una policromia molto ben conservata, è emersa un’edicola realizzata in materiale laterizio con decorazioni sapientemente realizzate da maestranze artigiane che evidenziano stilemi molto più antichi di quanto comunemente si immaginava. La presentazione si è tenuta venerdì scorso e nel corso del recupero la contrada ha cercato di attuare anche una documentazione storica per cercare di capire l’identità del tabernacolo.
“Per il momento sappiamo solo che il tabernacolo appare in un solo testo storico – continua il priore – non abbiamo altri documenti che attestano l’identità dell’icona. Ma il progetto non si ferma qua, dopo il recupero inizieremo una collaborazione con storici e studiosi dell’arte per cercare di capire la data precisa del tabernacolo e magari conoscere l’autore o gli autori dell’opera. Nonostante tutto, siamo orgogliosi di questo progetto perché oltre a dare risalto al territorio è frutto di una collaborazione di tutta la contrada e di tutti gli abitanti del rione. Basti pensare alla generosità delle persone che abitano il palazzo in cui si trova il tabernacolo che, sin dal primo momento, si sono messi a disposizione per aiutarci anche non essendo contradaioli. La signora che abita il piano sopra all’icona, per esempio, si è resa disponibile a sostenere le spese della luce per tenere illuminato il tabernacolo, questo è spirito di contrada, questa è solidarietà”.
Ma il Valdimontone non si ferma qua, come già detto, il tabernacolo si inserisce all’interno di un ben più ampio progetto di recupero valorizzazione capillare del territorio. “Il Valdimontone continuerà sempre a dare risalto al suo territorio – conclude Cresti -. Forse, negli anni, ci siamo un po’ dimenticati della parte sud della città, nonostante si trovino numerose e prestigiose opere artistiche e storiche, anch’esse da valorizzare. Adesso abbiamo il dovere di tenere l’attenzione alta sul nostro territorio continuando a proporre progetti virtuosi di recupero e valorizzazione. Tutto questo non è solo un bene per la contra del Valdimontone ma va ad arricchire tutto il patrimonio artistico e culturale della città di Siena”.
Niccolò Bacarelli