Non vuole la vendetta ma cerca la giustizia, di sicuro non riesce a parlare di perdono: Luigi Ciatti, padre di Niccolò (nella foto, sotto) che è stato pestato e ucciso all’età di 22 anni, nell’agosto 2017 fuori da una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna, chiede con forza che si riesca a chiudere in carcere l’assassino del figlio. Neanche 20 giorni fa la Cassazione ha condannato in via definitiva a 23 anni di carcere Rassoul Bissoultanov, il giovane ceceno accusato di aver pestato e ucciso volontariamente Niccolò, ma l’assassino è ancora latitante in Spagna.
Domani sera la famiglia Ciatti sarà a Siena per il concerto del cantautore senese Daniele Melis, all’auditorium della Casa dell’Ambiente di via Simone Martini. Melis ha iniziato il tour 2024 in concomitanza con l’uscita del nuovo disco “La forma dell’amore”, che contiene anche la canzone scritta per Niccolò Ciatti. E’ così che è nato il legame tra il cantante e la famiglia del giovane ucciso in Spagna. Roberto Vecchioni cantava “Ho conosciuto il dolore” e “l’ho preso a colpi di canzoni e parole’’ e la stessa cosa ha fatto Daniele Melis, con la sua spiccata sensibilità che è propria dei veri artisti: ha assorbito la storia di Niccolò e l’ha trasformata in una canzone, per affiancare la battaglia della famiglia Ciatti.
“Non mi fermerò finché quel delinquente non verrà trovato” ha detto il padre.
Niccolò Ciatti è stato ucciso, lo ricordiamo, la notte del 12 agosto 2017 a Lloret de Mar, in Spagna. Il giovane fiorentino è stato ammazzato – volontariamente secondo la Cassazione – con un calcio alla testa durante un pestaggio avvenuto davanti a una discoteca. Il 22enne aveva cercato di evitare una rissa tra alcuni amici e tre giovani ceceni. Rassoul Bissoultanov, condannato a 15 anni di carcere in Spagna e a 23 anni di carcere in Italia, è ancora latitante.
“Mio figlio era in vacanza, stava festeggiando la vita e questo delinquente gliel’ha tolta. Si tratta di un delinquente perché aveva già precedenti per violenza in altri Paesi in Europa, non era uno di quei ceceni che combattono per la libertà della patria. Uno che ha la sua stessa età e che oggi continua a fare la sua vita, libero” commenta amaro Luigi Ciatti: “Non riesco a comprendere tanta crudeltà, tanta rabbia nei confronti della vita: mio figlio la vita la amava e amava il rispetto. Tanti suoi coetanei no, vivono per la violenza, vivono con rabbia e buttano via le loro vite perché poi certi errori si pagano: noi speriamo che ora le ricerche si facciano ancora con più capillarità e velocità e si arrivi all’arresto dell’assassino di Niccolò, che deve scontare tutta la sua pena in carcere. Non è l’ergastolo ma almeno i 23 anni deve scontarli. Non credo sia così difficile rintracciarlo e comunque prima o poi un passo falso lo farà. E’ nella lista dei ricercati dell’Interpol ma nessuno lo cercava, lo sappiamo. Contiamo molto sulla giustizia italiana, cosa che non si può dire di quella spagnola. Indagini troppo frettolose, forse per non danneggiare troppo l’immagine di una località turistica – prosegue Ciatti – nessuno dei 400 ragazzi italiani presenti quella sera è stato ascoltato. Noi siamo una famiglia normale, se siamo riusciti a fare passi in avanti lo dobbiamo all’allora ministro Bonafede che aveva dato autorizzazioni alle indagini e aportare avanti un caso altrimenti chiuso in fretta, in Spagna.
Katiuscia Vaselli