Complessivamente i beni e servizi finali prodotti all’interno dell’Italia (PIL) nel secondo trimestre del 2016 sono rimasti invariati rispetto al trimestre precedente. Il dato congiunturale, certificato dall’Istat, mostra una debolezza del nostro paese, a differenza della Germania in crescita dell’0,4% e dei Paesi dell’Area Euro (+0,3%). Crescita nulla anche per la Francia, ma non per il Regno Unito dove il PIL aumenta in termini congiunturali dello 0,6%.
La notizia della battuta d’arresto del PIL suscita immediatamente interesse. Si ridimensionano le stime di crescita per il prossimo anno e, di conseguenza, si rivede anche il target del deficit.
L’inflazione sotto zero fa intravedere all’orizzonte, in manovra di bilancio, taglio della spesa corrente primaria e aumento delle entrate fiscali, per trovare risorse necessarie a finanziare la crescita e rispettare la parola d’ordine “ridurre il debito”.
La soluzione di incrementare la spesa a deficit si ferma così al target stimato per il 2017 del 2,2% di deficit nominale. E l’effetto diretto è che mantenere in ordine i conti mal si concilia con le coperture necessarie per incentivare il lavoro, creare un livello minimo accettabile di previdenza, ridurre come programmato l’IRES al 24%, tagliare in parte l’Irpef già dal 2017 o qualsiasi altra misura mirata alla crescita.
In realtà, la vera domanda da porsi è se oggi gli italiani stiano meglio di 10 o 15 anni fa, se quell’economia in progresso del passato rappresenti solo un ricordo o sia ancora un sogno. Già da tempo la misura del PIL è considerata obsoleta, perché non tiene conto delle dimensioni qualitative del benessere. Grazie allo strumento web interattivo Better Life Index, dal 2011, l’utente può costruire, se vuole, il suo personale indicatore di felicità decidendo l’importanza da attribuire a 11 dimensioni chiave: relazioni sociali, istruzione, ambiente, impegno civile, salute, abitazione, reddito, lavoro, soddisfazione di vita, sicurezza e equilibrio lavoro-vita privata. Costruito l’indice può poi confrontarlo e condividerlo con quello dei diversi Paesi dell’OCSE, visualizzando anche le differenze di genere (uomini, donne).
Il Better Life Index on line nasce per coinvolgere le persone nel dibattito sul benessere e fornire una misura della qualità della vita, alternativa al PIL.
Per l’Italia la misurazione OCSE aggiornata al 2016 mostra, in una scala da 0 a 10, che chiamati ad esprimersi, gli Italiani danno nel complesso solo il voto di 5,8 alla soddisfazione complessiva della loro esistenza (media OCSE pari a 6,5). Siamo promossi per gli ambiti della salute, della coesione sociale e dell’equilibrio tra vita privata e lavoro; sotto la media dei Paesi sviluppati, invece, per l’impegno civico, gli aspetti abitativi, il lavoro e l’istruzione. Inoltre, nella classifica internazionale le rilevazioni evidenziano: reddito medio più basso, divario tra ricchi e poveri, ritardo nel mercato del lavoro, differenze tra uomini e donne, minore livello di istruzione. In compenso, però, ci distinguiamo perché pensiamo di poter contare su qualcuno nel momento del bisogno.
Il progresso materiale non basta e il nodo non è solo avere risorse disponibili, ma poter aspirare e pretendere una vita qualitativamente migliore. Tuttavia, la misura contabile del PIL oggi detta l’agenda politica.
Maria Luisa Visione
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