Tre donne, ancor prima che tre poetesse. Tre creature offese dalla vita e dalla storia, ancor prima che tre scrittrici straordinarie. Questo libro è un libro dedicato alla creatura offesa, nessuna esclusa. Offesa dalla storia, dai “fiori del male” che ci abitano, dalla società. Anna Achmatova sperimentò per anni la miopia e la crudeltà di un regime, quello staliniano, che non ammetteva alcuna forma di dissenso, né in ambito politico né in ambito culturale.
Alda Merini, già a partire dall’adolescenza, dovette fare i conti col fondo melmoso, incontrollabile, oscuro della propria interiorità, che, una volta emerso, la costrinse all’internamento nell’ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano. Antonia Pozzi si scontrò con le convenzioni bigotte e filistee di una società, quella meneghina, nella quale era la famiglia a scegliere lo sposo o la sposa per i figli e dove la parola “amore” veniva pronunciata a bassa voce e sempre dopo le parole “convenienza e decoro”. Anna e Alda riuscirono a resistere, riuscirono a non farsi schiacciare. Costrette per anni in modo diverso al silenzio, fecero della poesia l’estremo baluardo davanti al dilagare della violenza della storia (Anna) e dal radicalizzarsi e accentuarsi di un’esperienza psicotica (Alda), che una psichiatria ancora incapace di riconoscere nel folle una persona prima che un malato finiva con l’aggravare, col rendere immedicabile.
Antonia non ce la fece e a soli ventisei anni si tolse la vita. E tuttavia questo libro, sebbene muova dal racconto e dall’analisi di tre esistenze individuali, specifiche, singolari, possiede l’ambizione di parlare di tutti noi e a tutti noi. E’ proprio, infatti, dei grandi poeti, partendo da quello che Paul Celan una volta ha definito “l’angolo d’incidenza della propria esistenza”, vale a dire il proprio destino, dare voce all’insieme di emozioni, di sentimenti, di azioni e di reazioni, che appartengono all’essere umano: l’evento singolarmente esperito e vissuto si fa così paradigma universale della creatura. Nessuno di noi è innocente, nessuno di noi è senza colpa. Neppure Anna, neppure Alda, neppure Antonia furono immuni da responsabilità. Ma spesso il male che è in noi e fuori di noi è una montagna troppo alta da scalare, anche per tre grandissime donne.
Oggi, 25 settembre, alla libreria Mondadori di via Montanini 112 di Siena sarà presentato il volume con la presenza dell’autore dalle ore 17.30.
“Se, però, al di là di chi li conobbe e li condizionò, a essere diversi in primo luogo fossero stati loro due, se Antonia, ad esempio, avesse imparato che la libertà dai pregiudizi, dalle convenzioni, dai lacci familiari, richiede sempre un prezzo, tanto più alto quanto più forte è il desiderio che si ha di affrontare e di condurre a termine nel migliore modo possibile l’esistenza, rendendola la “nostra” esistenza, e non già una straniera, un’estranea, una sconosciuta; e se Antonello l’avesse piantata una buona volta di pronunciare quelle due parole, “rassegnazione e rinuncia”, “rinuncia e rassegnazaione”, le quali sempre accompagnavano, quasi suggellevano, i suoi discorsi. Quella pressione, quella paura di uno scandalo, quel timore di “uccidere i padri”, quelle chiacchiere (nei corridoi? Nelle aule? Sul portone di scuola?) non li avrebbero divisi. In realtà, neppure loro, al pari di Eszter e di Lejos, si sono amati con coraggio, e forse questo è, alla fine, il vero dramma della vita, della vita di ciascuno di noi: per qualsiasi scelta che facciamo, c’è sempre un costo altissimo da pagare”.
a cura di Francesco Ricci
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