Ogni maledetto semestre

E’ di circa 3 miliardi la perdita di Mps attesa per il primo semestre 2017. E’ quanto si apprende da fonti finanziarie. Un risultato ampiamente atteso e annunciato dall’ad Marco Morelli anche in occasione della presentazione del piano di ristrutturazione, il 5 luglio. A pesare, spiegò il manager, sono i “3,9 miliardi di euro di perdite sulla cessione del portafoglio di Npl”. I conti saranno varati dal cda, che si riunirà nel pomeriggio di venerdì a Milano. Giovedì dovrebbe arrivare a Siena la risposta della Bce alla lettera con cui Montepaschi ‘rassicura’ le autorità di vigilanza spiegando che le perdite contabilizzate per la cessione delle sofferenze sono comunque controbilanciate dai 3,9 miliardi già versati dallo Stato per la ricapitalizzazione precauzionale, in modo da mantenere un adeguato livello di capitalizzazione.

La questione, come un mantra, ritorna di attualità ogni sei mesi. Più o meno come le mezze stagioni (anche se le mezze stagioni non esistono più, pare…) o come il girone d’andata della serie A. Oppure come le prese di posizione pro o contro immigrati o come le dichiarazioni d’amore fra politica e banche.
E la questione, tragica, è che Banca Monte dei Paschi di Siena perde, in sei mesi, circa 3,9 miliardi.
Effetto della cessione degli NPL si dice: vero il giusto. Effetto di una politica (quella del rimando) che non giova a nessuno e, soprattutto, di menzogne e dico non dico tese a non circoscrivere l’entità del problema. Sempre presente ma mai rappresentato alla gente, a chi paga.
Un po’ come gli struzzi, che mettono il capo sotto terra (rimanendo però, pericolosamente, con il sedere di fuori). Non si guarda il problema e si spera che scompaia.
Al capezzale della banca senese dovevano arrivare gli arabi, poi i francesi, poi i cinesi: in verità non c’è stato mai nessuno. E questo per un semplice motivo. Nessuno investe in un giochino a perdere. Ed il refrain (tutto provinciale) che ci è stato venduto, cantilena per la quale “….c’hanno i soldi, ci pensano loro..” va scontato con il dogma che se uno ha i soldi un motivo e c’è ed uno dei motivi è che non li butta via.
Restano gli aumenti di capitale che hanno diluito la pastiglia, le bugie e i conti al “più o meno”.
E un mercato che non muoverà un dito per salvare la banca più antica del mondo.
Come sempre ci penserà ‘pantalone’: intanto altri 3,9 miliardi di euro (soldi pubblici, questa volta) salutano e se ne vanno.
Viva , sempre, l’Italia.

 

Luigi Borri