Per settantadue anni è stata usata per premiare gli atleti: è la medaglia olimpica realizzata dall’artista fiorentino Giuseppe Cassioli, figlio del celebre pittore ascianese Amos Cassioli, ed il suo bozzetto è ospitato nel museo del comune delle Crete senesi che porta proprio il cognome della famiglia e che fa parte della rete di Fondazione Musei Senesi.
La medaglia vinse un concorso indetto dal Comitato internazionale olimpico nel 1927 e fece il suo esordio ad Amsterdam 1928 per poi essere usata fino a Sidney 2000. Il modello di Cassioli fu scelto tra oltre 50 bozzetti presentati da tutto il mondo.
L’idea del Cio era quella di dare un’immagine univoca alla medaglia che, fino ad allora, variava per ogni edizione. La forza espressiva del lavoro di Cassioli superò anche le opere dei tedeschi Edwin Scharff, Josef Wackerle e Richard Langer e degli olandesi Christian H. Van der Hoef e Johannes C. Wienecke, rimasti nel concorso dopo la selezione iniziale.
Dopo la sua vittoria Cassioli e la Stabilimenti artistici fiorentini iniziarono un lavoro febbrile per rispondere tempestivamente alle richieste di modifica del bozzetto, presentato con il nome di “Trionfo”, e del relativo modello originale, avanzate sia dal Cio che dal Comitato Olimpico olandese, attraverso la sede milanese del Coni. La vittoria di Cassioli nel concorso internazionale ottenne una discreta visibilità in Italia, con la stampa che gli dedicò commenti entusiastici.
I documenti della sua vittoria si trovano nel fondo archivisti Cassioli, che è di proprietà del comune di Asciano. Ed oltre a questi ci sono gli scambi di lettere con il comitato olimpico, con le eventuali modifiche da fare e i suggerimenti per arrivare al disegno della medaglia. Alla Stabilimenti artistici fiorentini sono invece conservati preziosi materiali video che raccontano la produzione della medaglia.
“L’immagine incisa sul fronte della medaglia raffigura la figura della «Gloria» con una corona di alloro nella mano destra e un ramo di palma nella sinistra. Sullo sfondo si intravede un edificio classico a due ordini di arcate sovrapposte, che ricorda vagamente il Colosseo di Roma – viene ricordato – , pur senza le sue caratteristiche architettoniche distintive”.
“Altri elementi presenti includono un bassorilievo classicheggiante con carro e cavalli e un’anfora panatenaica posizionata a sinistra della figura principale. La stampa italiana dell’epoca identificò regolarmente la figura femminile come la «Gloria», un’interpretazione successivamente trascurata da altri osservatori che associarono la figura centrale alla dea «Nike». Tuttavia, tale associazione è impropria poiché alla figura modellata da Cassioli mancano le ali, elemento distintivo della Nike di Samotracia – si spiega ancora- . Sul retro della medaglia, vi è una scena dinamica che si intitola come il modello richiesto: il trionfo dell’atleta vincitore, sollevato e portato in trionfo dai compagni, mentre saluta con il braccio destro un pubblico invisibile e stringe la palma della vittoria nella mano sinistra. Sullo sfondo appare un edificio che sembra essere un ginnasio piuttosto che uno stadio”.
“In basso a destra, vicino al bordo, compaiono le iniziali dell’artista «GC», una sigla che scomparve nelle repliche a partire dal 1948”, si dice ancora della medaglia il cui bozzetto è una delle gemme del museo Cassioli di Asciano, che è dedicato all’800 toscano