Annamaria Burrini, l’anziana uccisa nella propria abitazione in Largo Sassetta, è stata strangolata con una stringa da scarpe, mentre si trovava in cucina.
Di qui, gli assassini hanno portato il corpo della donna nella camera, l’hanno sdraiata sul letto e lì l’hanno lasciata chiudendo a chiave la stanza e poi lasciando l’abitazione. E’ accaduto lunedì scorso, poco prima dell’ora di pranzo, il cadavere della donna sarebbe stato scoperto però solo il giorno dopo, nella serata di martedì e tra gli errori commessi dagli assassini della Burrini c’è quello da manuale di ogni romanzo giallo: l’assassino torna sempre sul luogo del delitto.
E’ un ritratto a tinte fosche quello tracciato dal procuratore capo della Repubblica Nicola Marini e dal questore Pietro Milone durante la conferenza stampa convocata per aggiornare sullo stato delle indagini per l’omicidio in Largo Sassetta, indagini che hanno portato all’arresto di due persone di nazionalità ucraina – un uomo di 39 anni e una donna di 25, sono zio e nipote – e alla denuncia di un 23enne nato a Siena e che nella nostra città vive. Indagini che hanno visto la polizia al lavoro senza sosta dalla sera di martedì e che oggi, appena 48 ore dopo, hanno portato alla soluzione del caso e al trasferimento nel carcere di Santo Spirito e alla sezione femminile di Sollicciano con l’accusa di concorso in rapina aggravata e omicidio doloso.
Un piano, a quanto si apprende dagli inquirenti, calcolato nei minimi dettagli e tarato anche sulla buona conoscenza che le due persone (ma anche la terza) avevano della vittima: il 39enne, operaio saldatore che oggi vive nelle vicinanze della città, aveva abitato in casa dell’anziana per diversi mesi due anni fa, in piena emergenza covid. La donna, che per vivere fa le pulizie, è stata coinvolta dallo zio nel piano e il ruolo del 23enne, che ad oggi è denunciato a piede libero con le stesse accuse dei due ucraini, sarebbe ancora da chiarire in modo definitivo. Lo stesso vale per una quarta persona che sarebbe coinvolta nella vicenda. Ma il piano era preciso e basato sulla conoscenza che tutti avevano della signora Burrini: tutto era iniziato con un sonnifero nel succo Ace (di cui lei era golosa) offerto alla signora dai due che si erano presentati a casa fingendo di essere interessati all’acquisto di un immobile della vittima. Il sonnifero, però, non ha fatto effetto e lì, verosimilmente sorprendendo la donna alle spalle, il 39enne l’ha strangolata con una stringa da scarpe che aveva in tasca: Annamaria Burrini ha così trovato la morte per 1500 euro e pochi gioielli. Ecco con quanto sono scappati gli assassini, ecco il valore dato a una vita umana.
Vale la pena fare un passo indietro, alla serata di martedì scorso quando la Sala Operativa della Questura di Siena è stata allertata dai Vigili del Fuoco e dai Sanitari del 118 su un intervento che stavano effettuando in un’abitazione di Largo Sassetta 2, dove viveva l’anziana che non dava notizie di sé da ore. Sul posto, gli agenti delle Volanti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, insieme agli operatori del 118, hanno constatato che il cadavere della signora Annammaria Burrini era riverso, in posizione supina, sul letto della propria camera, con evidenti segni sotto il mento, chiaramente riconducibili ad uno strangolamento.
Non solo. La stanza si presentava totalmente a soqquadro e mancavano degli oggetti personali della donna.mA quel punto, appurato che era deceduta per morta violenta, previe intese col Magistrato di turno, sono stati attivati i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Siena e della Polizia Scientifica di Siena e di Firenze, questi ultimi fatti appositamente giungere dal Gabinetto Regionale, unitamente al medico legale nel frattempo contattato.
Subito dopo, sono stati sentiti dei testimoni e le indagini sono proseguite senza sosta fino alla tarda notte di oggi, 30 settembre.Dall’attività investigativa è emerso che la signora, proprietaria dell’immobile ubicato al quarto piano della palazzina, da anni era solita affittare le camere da letto che compongono l’intero appartamento.
Dalle prime testimonianze si è, infatti, evinto che un inquilino si era insospettito dato che non aveva visto la donna da diverse ore e non riusciva ad aprire la porta della sua camera da letto.I familiari stessi, residenti fuori regione, da lui contattati lo avevano invitato ad entrare con la forza nella camera della signora, per verificarne le condizioni di salute.
Da lì la richiesta di intervento rivolta dal giovane ai Vigili del Fuoco. Dagli accertamenti è anche emerso che la vittima si era sfogata in passato con i parenti e anche con altre persone, alle quali aveva raccontato di aver subito un furto ingente di denaro contante, ed era convinta fosse stato perpetrato da parte di un’inquilina che, proprio per questo, era stata mandata via.
La capillare attività d’indagine, anche tecnica, con intercettazioni telefoniche e telematiche ha condotto gli investigatori verso le tre persone, già note alla polizia per precedenti per reati contro il patrimonio (il 39enne, nello specifico, sarebbe già stato condannato per omicidio in Ucraina). Forse impaurito perché si sentiva col fiato sul collo da parte degli investigatori, il 39enne è stato visto in giro nella zona di Ravacciano e Largo Sassetta in questi giorni. Ed è proprio per strada, proprio tornando sul luogo del delitto, che è stato fermato dalla polizia che naturalmente aveva già sospetti concreti su di lui: quando lo hanno portato in questura, aveva ancora con sé alcuni dei gioielli rubati, due bracciali invece li aveva già portati ad un compro oro.
Poi è stata la volta della 25enne che, crollata durante l’interrogatorio, ha confessato tutto. Molti altri dettagli saranno chiariti dall’autopsia che sarà effettuata lunedì, vanno intanto avanti le indagini per chiudere il cerchio sulle altre persone coinvolte nella vicenda.
Katiuscia Vaselli