Omicidio della fornace, la giovane ha avuto reazione legittima: è fuori dal carcere

E’ appena uscita dal carcere minorile Casal del Marmo di Roma la sedicenne accusata dell’omicidio avvenuto la sera del 3 gennaio scorso nella ex fornace a Castelnuovo Scalo. Abramo, questo il nome della vittima, 63 anni di origini marocchine, era stato trovato morto in una pozza di sangue. L’uomo era molto conosciuto nella zona, era il guardiano dei Laterizi Arbia.

Oggi l’udienza a Firenze, Tribunale dei Minori, dove il giudice Massimiliano Signorini ha stabilito la legittimità della reazione della ragazza di fronte alla violenza e anche alla coltellata ricevuta dal 63enne, coltellata che le ha provocato una lesione così profonda a un dito della mano da renderlo paralizzato. La giovane già da domani sarà quindi inserita in un programma sociale e psicologico in una comunità a Civitanova Marche, programma teso al reinserimento.

“Esprimo massima soddisfazione – è il commento dell’avvocato della difesa, Alessandro Betti (nella foto, sotto) che ha lavorato con Paolo Ridolfi – . Si è trattato di un percorso lungo, iniziato subito dopo l’interrogatorio davanti al gip, abbiamo preso la decisione di richiedere la messa alla prova man mano che si sviluppavano indagini, attraverso i Ris, il perito balistico Paride Minervini e il medico legale Duccio Luchini, la richiesta – approvata dal pm – si è basata su elementi concreti tali da farci chiedere la revoca della misura cautelare. La posizione della giovane era talmente cristallizzata e credibile che è stata giudicata pronta a un percorso di reinserimento”.

La novità sostanziale è stata proprio la perizia balistica condotta da Minervini: per la prima volta la balistica è stata applicata ai fendenti e si è stabilita veritiera la versione fornita dalla giovane, sia nella prima coltellata ricevuta che nella decina di colpi affondati nel corpo di quell’uomo molto più alto e forte di lei, mentre lui la teneva per il collo e tentava di stuprarla.

Valutato tutto, il giudice ha inoltre sospeso il processo fino al 2020.

Facciamo un passo indietro, per ricordare i fatti. Poco prima delle 19.30 del 4 gennaio a Castelnuovo Scalo, frazione di Asciano, il 63enne, marocchino, operaio, veniva rinvenuto cadavere all’interno di un appartamento in cui dimorava unitamente ad altri extracomunitari, di proprietà di un’impresa di materiali di costruzioni, che lo aveva adibito ad alloggio di servizio per suoi dipendenti. L’uomo, trovato completamente nudo, presentava numerose ferite di arma da taglio sul volto e sul busto. Le immediate indagini condotte dal Nucleo Investigativo e dalla Compagnia di Siena consentivano di ricostruire nel corso della notte la dinamica dell’episodio delittuoso, individuandone la responsabile in una minorenne di 16 anni, che abita nello stesso stabile coi genitori.
Alle contestazioni dei militari sulle contraddizioni nelle ricostruzioni della ragazza, la giovane ha infine ammesso di essere stata l’autrice del fatto criminoso, affermando di essere stata aggredita dall’uomo che aveva tentato di stuprarla.
Nei confronti dell’interessata, accompagnata in Casa di Prima Accoglienza della provincia di Firenze, è stato emesso, dalla Procura per i minorenni di Firenze, un decreto di fermo di indiziato di delitto per omicidio. La ragazza ha scontato sei mesi nel carcere minorile di Roma. All’indomani della scoperta dell’omicidio, nessuno in questo minuscolo manipolo di abitazioni crede al racconto della giovane. Viene da chiedersi il motivo. Qua tutti si conoscono e hanno accettato anche gli stranieri arrrivati recentemente. 
La vittima si era integrata e non dava noia a nessuno. L’unico suo difetto, se così possiamo chiamarlo e come raccontano in paese, era mostrare i soldi della pensione una volta che l’aveva riscossa. Infatti a tutti diceva: “guardate quanti soldi ho in tasca. Sono ricco”. 
E così tutti sapevano quanto l’uomo guadagnava compreso, forse, colui che l’ha ucciso.
Viene infatti da chiedersi come è possibile che una diciasettenne per quanto forte e prestante, possa essere in grado in un momento dei rabbia, oppure per autodifesa perché molestata possa infliggere sette coltellate ad un uomo adulto alto un metro e ottanta e ancora prestante. Eppure, così è stata ed è successo per la forza di volontà della giovane di reagire alla violenza.

Katiuscia Vaselli