Palio: dal dopoguerra dodici carriere rinviate per pioggia, ecco i precedenti a luglio

Come quando la battaglia viene interrotta improvvisamente sembra che il tempo si fermi. Eppure eccolo il nuovo giorno che si affaccia. Lui non sa di essere comunque speciale e si sveglia tra i colori di un’alba frizzante. Silenzio.

La notte sarà stata di parole sussurrate, mi immagino nella mia testa “antica” capannelli nel buio nascosti nelle strade che parlano di schieramenti e strategie. Ma sono i residui dei sogni di un tempo senza cellulari, dove ci si guardava negli occhi e la parola data, e le parole erano un contratto scritto. Oggi cellulare, Whattsapp, Telegram, Signal e chissà che diavolerie moderne hanno usato per le strategie.

Sì perché la mossa sarà quella di ieri (il cambio busta, quasi mai applicato, è previsto il altri casi: peraltro non è stato mai abbassato il canape né invalidata la mossa). Tuttavia mi perdo nelle parole invece dovrei raccontarvi che questo sarà il dodicesimo Palio rimandato per pioggia dal dopoguerra e per dirvi solo quelli di luglio (all’indietrina): 3 luglio 1997 e vinse la Giraffa (entrò a malapena il corteo storico: ma il neurone potrebbe far cilecca); il 3  luglio del 1992 è davvero storico: è l’ultimo Palio di Aceto nell’Aquila; nel 1979 si corse addirittura il 4 luglio, data che porta bene alla Civetta; l’anno precedente “scopa di gobbo”, piove e il 3 vince la Selva. Non era luglio ma era davvero straordinario: anche il Palio della Pace (il primo dopo la fine del secondo Conflitto mondiale)
dovette essere posticipato dal 19 al 20 agosto per pioggia.

Mi fermo qui. E del resto su tante cose potremmo intervenire anche per migliorare il Palio, il suo svolgimento senza per questo “tradire la tradizione” ma “Giove Pluvio” fa quello che cappero vuole (e non si sono nemmeno più le suore di clausura del Laterino per portargli le coppie di uova per non far piovere, sennò stanotte tra tutti se ne ritrovavano un pancale (ma questa è un’altra storia).

Maura Martellucci