Chi scrive ha coniato l’espressione “viottolo Gingillo” per descrivere il terzo Casato impostato dal fantino del Montone che è riuscito a non far passare né all’interno né all’esterno le Contrade che lo attaccavano. Un capolavoro difficilmente ripetibile che si rifà all’espressione storica del “viottolo del Gentili”. Oggi Giuseppe Zedde si racconta a tutto tondo in una intervista che parla di rapporti, di passato e anche di futuro.
Giuseppe Zedde, Gingillo perché i fantini si chiamano con il nome di battaglia: come stai a tre giorni dalla vittoria?
“Eh meglio di così… Sono felice!”.
Quarta vittoria, 34 Palii corsi. Si poteva fare anche di meglio?
“Si può sempre fare meglio. Magari solo un po’, ma sì, si può”.
Perché, allora, non si è fatto di meglio in questi anni?
“Per ogni fantino la storia è diversa, non è che tutti hanno le stesse opportunità. A volte ci sono degli intoppi, degli inconvenienti, come è successo a me. Penso all’infortunio del 2011, a quel Palio non vinto… Dopo un infortunio magari non ti ridanno subito le stesse occasioni. E da lì iniziano le chiacchiere: “Non è più quello di prima”, “Non ha più la testa”, e così via. È tutto una conseguenza: se non vinci nel momento giusto della carriera, certi vantaggi poi non ce li hai più. Devi rimboccarti le maniche e ricominciare da capo, ogni volta. Ma insomma… no, non è facile”.
Katiuscia Vaselli
Nel video sotto l’intervista completa
